I duri, i tonti e le parole al vento – di Léon Bertoletti

Ci risiamo. Com’è quel ritornello? Meno puri più onti, meno duri più tonti… meno muri più ponti! Sappiate che adesso è preso dalla Lettera ai Romani di san Jorge apostolo, non da quella del misogino, misantropo, rigido Paolino di Tarso; dalla Summa theologica di Barbara d’Urso, non da quell’altra (opera minore e inconsistente, inefficace per il pensiero religioso); dalle Confessionidi Fabrizio Corona invece che del modesto convertito di Tagaste; dalla Patrologiadel Minchia, non del Migne. Pure da una strasuonata canzone del complesso femminile Gen Verde (ritornello: “Perché non costruiaaamo i ponti sopra i fiuuumi…”, vinile, 45 giri, lato A, anno 1970, etichetta Città Nuova). Testo non privo di musica, dunque.

Che vada d’accordo con il patrimonio spirituale cattolico – cioè con lo straordinario annuncio missionario di una Chiesa romanamente universale edificata con solidità, pietra su pietra, mattone su mattone, a difesa del depositum fidei, di indubitabili verità di fede, di inconfutabili dogmi – è meno chiaro a noi che al Pastore dei pastori, al Saggissimo tra i saggi, al Grande Timoniere. Che si concili con l’avventura europea – cioè con una meravigliosa storia di monachesimo didattico dai muri alti, spessi, robusti e dalle convinzioni non facoltative – è meno lampante a noi che all’Argentino. Che poi si coniughi con la romanità – re, imperatori, consoli, tribuni, governatori, legioni, aquile, avecesare, lexius – è meno evidente a noi che al Padrino dei padrini del buonismo. Anzi, questa pare proprio ideologia cieca, propaganda bieca. Perché i colossei e i martiri cristiani, le croci e i falò non ci raccontano davvero, no, per niente, una favoletta di dialogo, integrazione, accoglienza. Se confronto vi fu (con persone e territori, idee e costumi, culti e filosofie), se annessione o incorporazione o scambio, sempre avvenne nel segno della politica espansionistica e degli interessi economici, per quanto imposti dalle circostanze.

I Romani si facevano gli affari loro, e bene. Allorché popoli “un tempo desiderosi di conservare la propria sovranità interna, i propri ordinamenti e la propria cittadinanza di origine, aspirano ormai ad ottenere la concessione della cittadinanza romana, vista come mezzo di godimento della guarentigia propria del cittadino, costituita dalla provocatio ad populum, nonché di partecipazione politica al dominio del nascente impero e di partecipazione economica ai vantaggi, non ultimo la spartizione dell’ager publicus”, ecco entrare in crisi la struttura costituzionale repubblicana (Alberto Burdese, Manuale di Diritto pubblico romano, II,12). Ulteriori mollezze semineranno decadenza. Conosciamo, tuttavia, il tracotante orientamento politico-ecclesiastico, immemore della memoria e del memoriale, che ritiene di non aver più nulla da imparare dalle lezioni della storia.

Nella Scrittura che riteniamo sacra, rivelata, ispirata da Dio, l’espressione “ponte” viene utilizzata una volta soltanto. È il ponte di una nave (“fatto d’avorio, intarsiato nel bòssolo delle isole di Chittim”), che il Signore descrive al profeta Ezechiele (27,6) suggerendogli il secondo lamento sulla caduta di Tiro con la metafora del naufragio. C’è poco da stare allegri. Di “muri”, invece, si parla in 239 passi (precisamente: “muro” sta in 73 versetti, il plurale “muri” in 3, “mura” in 163). Vorrà pur significare qualcosa.

Compare un po’ di tutto, d’accordo: descrizioni militari, suggerimenti edilizi, pareti distrutte e pareti costruite o ricostruite, barriere civili e Tempio. L’Ecclesiaste canta: “Chi scava una fossa ci casca dentro e chi disfà un muro è morso da una serpe” (10,8). Il Salmo 50 chiede di rialzare le fortificazioni della santa città. “Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai. Voi, che rammentate le promesse al Signore, non prendetevi mai riposo” è poesia in Isaia (62,6). L’Apocalisse (21,17) ci ricorda che la dimora messianica ha mura “alte centoquarantaquattro braccia”. La sua porta non si spalanca per tutti, indiscriminatamente, come dicono mentendo. E la via per arrivarci resta stretta, niente affatto larga.

 

6 commenti su “I duri, i tonti e le parole al vento – di Léon Bertoletti”

  1. Il ponte è un simbolo marcatamente massonico, il suo omologo passando dall’architettura alla retorica è l’irenismo.
    Il muro è invece simbolo biblico ed araldico, rappresentazione della fermezza, della sicurezza e della forza.

    Siamo passati dal muro al ponte, ovvero dalla predicazione alla chiacchiera.

    In altri termini dal Vangelo alle ciarle, dal papato alla deriva sudamericana,
    dal dogma infallibile alle piazzate sacrileghe del saltimbanco della pampa.

  2. … e quando nella Bibbia si dice di abbattere dei muri, sono quelli delle case i cui materiali debbono servire per riparare e ‘rinforzare’ le ‘mura’ della città, assediata dai nemici (Is.22,10). E quando il Profeta annuncia il castigo sulla città , quel castigo significherà la demolizione dei muri delle case , così darendere la città intera un totale rovina (Is .23,13).
    Altro che sbergogliate sulla bellezza dei muri abbattuti! E sulla bellezza di un mondo dove non ci sono ‘nemici’, ma nemici diventano quelli che difendono i propri muri, e che bisogna eliminare! Ma si sa , lui fa imperterrito il suo compito, assegnatogli, quello del pifferaio magico, che le sue pecore vuol portare al macello, sulle note di “Armonia e Fratellanza”.

  3. Le mura della Santa Casa di Loreto sono alte, spesse e ben solide. Dovevano custodire la più Santa fra tutte le donne e la più santa fra tutte le famiglie. E non aveva ponti, né tanto meno ampi ingressi, né, credo, vi potesse accedere chiunque. Di chi certamente vi entrò conosciamo la regalità: i Magi, accompagnati dalla loro speranza, dalla loro fede e dalla loro carità. Ospiti dunque, davvero meritevoli.

    1. … e da osservare, un Santuario che nella sua abside assume la forma di una fortezza, con tanto di camminamento per i soldati, a vigliare contro la minaccia dei musulmani… Con la quale compagnia, nella Palestina occupata dai questa bella gente, la Madonna santissima stava così bene, che nemmeno ha permesso che la sua Casa là rimanenesse, ma l’ha fatta trasportare in volo dagli angeli ( angeli veri… ), di peso e in blocco, in suolo cristiano, anzi cattolico, anzi pontificio… (dove ora penso si troverà a disagio…in questo attuale contesto di fratellanza diffusa, allora inconcepibile..)

  4. Scintillazione

    Cara Tonietta,
    Se non vado errata la Santa Casa di Loreto fu quella di Nazareth, in cui esistono ancora le fondamenta perimetrali della medesima casa, che dopo studi accurati, combaciano alla perfezione. “Sradicata” miracolosamente dagli angeli e da loro trasportata in terra italica. Non fu dunque la casa della visita dei Magi (che giunsero a Betlemme in occasione della Natività), tuttavia custodirono il più grande miracolo dopo la creazione: l’Annunciazione della Redenzione del genere umano. Muri grandi e poderosi quindi, per racchiudere la “Fonte Sigillata” e il Suo Preziosissimo Figlio. Grazie per aver rievocato anche queste importantissime mura.

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