Il santo del mese: S. Cornelio – di Paolo Gulisano

20 ottobre

San Cornelio

Il cristiano è chiamato sempre a rendere testimonianza , a rendere ragione della propria fede. E’ un compito che spesso nella storia ha portato alla persecuzione, e a volte al martirio. Oggi il martirio ha assunto diverse forme: nei paesi di missione, di più recente evangelizzazione, o nei paesi dominati da ideologie violentemente anticristiane c’è ancora il martirio fino al sangue, c’è la tortura e la morte. Nei paesi dell’Occidente scristianizzato la persecuzione ha forme più subdole ma non meno aggressive e cattive. E’ la persecuzione dell’insulto, dell’emarginazione, dell’offesa, della calunnia. E’ la persecuzione di chi vuole chiudere la bocca ai Cristiani autentici per non sentire la loro voce scomoda.

D’altra parte, tutto iniziò così 2.000 anni fa.

Il santo infatti che ricordiamo oggi fu uno dei primi testimoni della fede al di fuori del primo gruppo degli apostoli. Uno dei primissimi pagani divenuti cristiani.

Parliamo di San Cornelio, il centurione romano convertito da Pietro.

Nova confuso con altri santi che portano questo nome, come il papa Cornelio del III secolo venerato dalla Chiesa insieme san Cipriano. Il Cornelio di cui parliamo era un militare della Coorte Italica; era noto come uomo pio e timorato, che pregava ed era generoso nelle elemosine. La sua residenza era a Cesarea di Palestina, sede del governatore romano e apparteneva alla coorte detta «Italica». Gli Atti degli Apostoli narrano che mentre un giorno verso le tre del pomeriggio, pregava Dio desideroso di conoscerne la volontà, ebbe la visione di un angelo che gli disse di mandare degli uomini a Giaffa  per invitare nella sua casa un uomo di nome Simone detto anche Pietro, il quale l’avrebbe istruito su quanto chiedeva. Cornelio inviò allora due servitori ed un soldato alla sua ricerca. Pietro l’Apostolo, che era in visita alle Chiese della Giudea, aveva nel frattempo avuto una visione simbolica che gli chiariva la volontà di Dio sull’ammissione dei Gentili nella Chiesa, un problema che aveva già creato le prime divisioni all’interno della Chiesa primitiva. Pietro, in un primo tempo, non aveva compreso la natura universale della Chiesa; era fermo su una sorta di “etno-centrismo” ebraico. Fu Paolo a chiarirgli le idee.  Pertanto incontrati i messi di Cornelio, accettò l’invito e venne a Cesarea nella sua casa. Entrato, si mise a predicare il Vangelo e mentre parlava lo Spirito Santo scese su tutti i presenti, manifestandosi con il dono delle lingue. Da qui ebbe inizio l’evangelizzazione dei «gentili», ovvero i non-ebrei. Era come un rinnovarsi della  Pentecoste,  e Pietro comprese chiaramente la volontà di Dio, quindi li battezzò aggregandoli alla Chiesa, senza la prescritta circoncisione della legge mosaica, per cui anche i pagani potevano così essere ammessi nella nuova religione, che inizialmente sembrava riservata solo agli ebrei circoncisi.
Da qui parte l’inizio ufficiale dell’evangelizzazione dei Gentili e della loro ammissione “non come ospiti e forestieri, ma come cittadini e membri della famiglia di Dio”. A questo punto finisce la narrazione apostolica che riguarda Cornelio il centurione, tutto quanto poi si sa sul suo futuro, non ha carattere di certezza, anzi è argomento di diverse interpretazioni fra la Chiesa latina e la Chiesa Greca, che nei suoi ‘Menologi’ lo classifica a volte come vescovo a volte come martire.
Egli certamente soffrì per la fede in Skepsi in Misia, dove i greci lo vollero se non come vescovo, come ‘prefetto’ ecclesiastico di quella città, dove con la sua predicazione testimoniò unitamente ai patimenti, quel Gesù che così prodigiosamente gli si era rivelato.
Le sue sofferenze inflitte da Demetrio prefetto della città, ebbero fine quando questi, veduti i miracoli operati dal centurione, anche in favore di sua moglie e del figlio, si convertì al cristianesimo e non solo lo liberò dal carcere, ma lo ricoprì di onori.
Quindi Cornelio fu si incarcerato, ma poi morì in pace.

La sua vicenda fu emblematica per definite ultimamente l’essenza della Chiesa al Concilio di Gerusalemme, e per stabilire definitivamente l’Universalità della Chiesa, che non ha periferie, ma solo un Centro, Cristo, da cui la luce della Fede si deve irradiare in tutto il mondo.

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