Il sole di Draghi non riscalda affatto l’inverno del nostro scontento

Mario Draghi, reduce dal G7 inglese, ha offerto in conferenza stampa alla diligente compagine del giornalismo di regime il rendiconto sommario dell’incontro fra i cosiddetti “vertici” politico economici.

I suoi discorsi continuano ad offrire molti motivi di interesse. Ovvero non deludono mai. Sia sotto il profilo della sensibilità politica, della “visione”, della opportunità socio culturale, della adeguata corrispondenza alle aspettative materiali e sentimentali di una nazione pericolante e confusa. Alla quale egli pare determinato ad inoculare quella illimitata fiducia nelle istituzioni che qualche ministro o qualche grand commis reclutato alla bisogna si sono impegnati a scuotere.

La premessa è stata subito molto rasserenante: “l’atmosfera è cambiata molto” ha detto con grande soddisfazione, “e in senso positivo per due ordini di motivi”. Perché l’economia va bene, e per alcuni addirittura benissimo (si sa che questo vale solo per l’Inghilterra ma non bisogna dirlo). Mentre la campagna vaccinale procede a passi da gigante. Dove la correlazione deve apparire lapalissiana: il vaccino sconfigge il mostro e assicura la ripresa economica. E non importa se nel famoso discorso di insediamento ci avvertì con logica stringente che dovevamo aspettarci nuove recrudescenze pandemiche nonostante la potenza immunitaria del vaccino. Ma non è il caso di cercare il pelo nell’uovo, anche perché si rischia di trovarlo e di mettere subito in discussione l’ottimismo draghiano. 

Ed ecco pronto il resoconto sui temi geopolitici trattati. Biden intende ricostruire le alleanze tradizionali che Trump aveva seriamente incrinate. 

Dunque, ossequio al vincitore di una elezione sospetta e invisa ad una ottantina di milioni di americani vivi e in buona salute e aperta la damnatio memoriae dello sconfitto. 

Ora, può darsi che gli alti studi economici non comprendano le regole fondamentali della diplomazia, tuttavia anche il profano intuisce che nelle circostanze ufficiali non sono ammessi riferimenti personali diretti. O almeno, non erano ammessi fintantoché la diplomazia parlava francese e non contemplava l’insulto al capo di stato “nemico”. Insulto non per nulla inaugurato dal Biden e imitato poi con disinvoltura dallo stesso Draghi nei confronti del pur famigerato Erdogan. Del resto, se ogni commessa di negozio adotta il tu indiscriminato per evitare il pericolo del congiuntivo, e qualunque saltimbanco tiene banco mediatico, significa che adesso il mondo si accontenta di poco, anzi, francescanamente, del niente.

Tuttavia, a parte la licenza diplomatica, sempre lo stesso profano intuisce che la cosa potrebbe risultare quanto meno imbarazzante se per caso un giorno la stella di Trump tornasse a risplendere alla prossima tornata elettorale e nel frattempo anche le aspirazioni presidenziali del nostro fossero state soddisfatte. Se insomma fossero costretti a ritrovarsi faccia a faccia in vesti ufficiali. 

In ogni caso gli ordini di scuderia devono essere stati tanto stringenti che il nome di Trump, come l’anima di Banquo, è tornato ossessivamente ad essere evocato in questo come anche nei discorsi successivi, segno che gli ordini di scuderia, o il calcolo, sono stati soddisfatti ed eseguiti con lo zelo e la diligenza che compete ad ogni maggiordomo di alto rango, ansioso di compiacere il padrone di casa.

Non per nulla il pezzo forte del G7 è stato l’anatema, ci informa il nostro, lanciato contro le autocrazie (Cina, di sicuro, Iran forse, Turchia e Russia più o meno). Autocrazie che non hanno nulla a che fare con i paradisi democratici in cui abbiamo la fortuna di esercitare ogni libertà, a scelta fra quelle indicate nel menù della casa. 

I misfatti delle autocrazie sono stati così elencati in modo dettagliato: inquinano l’informazione; interferiscono nei processi elettorali, usano la disinformazione come tecnica aggressiva; usano i social media; fermano gli aerei in volo; rapiscono, uccidono, non rispettano i diritti umani, usano il lavoro forzato. Ora, ad accreditare al nostro un buon senso dell’umorismo, si potrebbe pensare che stia facendo una parodia della arroganza intercontinentale. Ma è più probabile che, essendo molto impegnato dalla politica interna e internazionale, non abbia la giusta contezza della qualità e quantità delle nostre libertà democratiche, proprio in termini di informazione e disinformazione, delle tecniche aggressive in uso nelle lavanderie televisive e giornalistiche, a parte ovviamente la libertà di transire da un genere all’altro, e di eleggere parlamenti dotati, secondo Giannelli, di “immunità di gregge”, di farci inoculare sostanze dal contenuto e dagli effetti sconosciuti, di essere ammaestrati con poca spesa dalla tv organica al regime democratico, mentre un ministro inamovibile veglia sulla nostra salute e un generale, in mancanza di gloriose campagne militari, organizza una campagna vaccinale dove le perdite non vanno rese ufficiali per tenere alto il morale della truppa, e preparare sempre nuova carne da cannone. Non per nulla, se i ragazzi dell’89 andarono a sacrificarsi per la patria, quelli del 99, in mancanza di meglio, si emozionano nel fare da cavie volontarie per il bene di Bigpharma. Ogni epoca nutre gli ideali che le si conformano meglio.

In ogni caso, tutti questi misfatti delle autocrazie scuotono la sensibilità delle numinose democrazie occidentali. Soprattutto di quelle che hanno prodotto lo sfoltimento della popolazione irachena, dopo averne impiccato il capo carismatico, poi di quelle siriana e libica, con il contributo di bande armate adeguatamente organizzate, aver provveduto in un modo o nell’altro alla distruzione di straordinari siti archeologici, o destabilizzato interi stati posti dall’altra parte del globo. Ma le democrazie occidentali, scosse, nutrono verso queste autocrazie un forte risentimento, ci informa Draghi. Ora, lo spudorato moralismo degli immoralisti è più miserabile che ridicolo, e proprio per questo alla portata del sentire corrente, tuttavia il risentimento è una parola forte, che vibra come un pesce fuor d’acqua in bocca ad un politico che parla di politiche internazionali. Una parola fuor di luogo se riferita a centri di potere istituzionale che per definizione non posseggono i sentimenti propri degli individui in carne ed ossa. Una parola fuori luogo, ma con un suo preciso significato, proprio in quanto traslitterazione del conflitto di interessi internazionali nei termini propri della psicologia individuale e delle sue sfere emozionali. Eppure dovrebbe essere scienza comune che categorie diversissime governano le realtà individuali e quelle superindividuali. Come lo stesso concetto di morale non è applicabile nelle questioni pubbliche e private, come l’interesse pubblico non coincide concettualmente con l’interesse privato. Eppure la traslitterazione del conflitto di interessi internazionali nei termini propri della psicologia e delle sfere emozionali proprie degli individui serve ad avvicinare l’interesse e l’attenzione proprio degli individui, dando la sensazione di comprendere meglio il senso dei movimenti della politica. 

Del resto, proprio il fenomeno della confusione arbitraria tra diversi piani concettuali è quanto mai diffuso grazie ad un generale decadimento culturale e quanto mai utile per catturare il consenso. La sua prima più vistosa manifestazione era stata quella messa in luce da Schmitt a proposito del concetto discriminatorio di guerra quando, con l’intervento americano nel primo conflitto mondiale, il nemico da combattere è diventato un criminale da punire. Fenomeno tutto nuovo. 

Gli ateniesi non ebbero il cattivo gusto di processare per evasione fiscale i Melii che si erano rifiutati di pagare il tributo imposto agli “alleati”, e li passarono a fil di spada dopo avere spiegato loro che l’impero non può tollerare insubordinazioni. La modernità esige il consenso e se lo guadagna anche con la manipolazione dei linguaggi e delle idee. 

Il risentimento trasferisce sul piano emotivo, che da tutti può essere compreso, le ragioni di un conflitto che si combatte su quello dei rapporti di forza. La fialetta di Powell ne è stata una manifestazione grossolana quanto significativa. Forse non è Draghi a non comprendere quale debba essere il linguaggio della politica internazionale, è la politica internazionale ad avere adottato un registro che si pensa adeguato alle basse pretese razionali del villaggio globale. Non per nulla fra i risentimenti suscitati dalle amoralità autocratiche spicca quello che riguarda le condizioni di lavoro cinesi, di fronte al quale “Biden ha detto che il silenzio è complicità”. Parole toccanti anche queste, per dire che l’economia cinese è fortemente competitiva grazie a certe sue condizioni di lavoro che in realtà non commuovono di certo il signor Biden.

Anche il tema del clima è ornato ad essere discusso guarda caso “dopo la presidenza Trump”. Alla notazione di servizio è seguito un piccolo fuoco di artificio di numeri “a schiovere”, direbbero a Napoli: “le spese per il cambiamento climatico ammontano a 390 miliardi di dollari l’anno, ci informa il Presidente del Consiglio, si stima che muoiano 60.000 persone all’anno (?), mentre secondo la Banca Mondiale (?!) 130 milioni di persone saranno gettate in povertà. Cifre a caso e riferimenti a casaccio. Strano modo di procedere, per uno che dovrebbe avere una formazione tecnica o di tipo parascientifico. 

Sul tema della salute, sono stati previsti nuovi finanziamenti e “donazioni di vaccini a prezzo di costo a paesi a basso reddito”. Segno che l’aria della Cornovaglia ha stimolato la creazione di una nuova figura giuridica, quella appunto della donazione a prezzo di costo, che neppure la fantasia dei giuristi bizantini era riuscita ad elaborare. 

Alle domande dei giornalisti è stato risposto, fra l’altro, che la nostra antica e ora riaffermata alleanza con gli americani, per vero già garantita ampiamente dal centinaio di testate nucleari ospitate sul nostro territorio, ci aiuterà ad operare, specie in nordafrica. Biden si è dichiarato sostenitore convinto dell’Unione Europea, mentre sono in corso accordi per la produzione di vaccini americani in Italia. Ma alla domanda sulla eventuale responsabilità politica per la morte della ragazza ligure, mentre Salvini afferma che i giovani non devono essere usati come cavie, Draghi risponde che offre tutto il proprio cordoglio alla famiglia, che Speranza ha specificato come comportarsi con certi vaccini, che dunque “la situazione è chiara”, “ma è molto complicato ricostruire responsabilità”. Del resto, aggiunge, “se sono stati utilizzati i vaccini per tutti è perché le case farmaceutiche non specificano il limite nel loro foglio”. 

E conclude: mi dispiace tanto per la famiglia, ma ora dobbiamo portare a termine questa campagna vaccinale nel modo migliore possibile.

Non è il caso approfondire quale concetto di chiarezza alberghi in una mente così lucida. In fondo anche la chiarezza è un concetto soggettivo. Ma una cosa è certa: non c’è proprio alcun motivo per rasserenarsi e nessuna perplessità può essere neutralizzata solo perché cose senza senso vengono impilate con voce pacata.

Presidente, si contenga…

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