In guerra (e perseguitata) per la difesa del senso comune. Intervista a Silvana De Mari – di Paolo Gulisano

Giorni fa è iniziato a Torino il processo per diffamazione contro Silvana De Mari, scrittrice fantasy di grande successo, e medico. La dottoressa De Mari è stata accusata da organizzazioni LGBT, avendo sostenuto in un’intervista che gli atti omosessuali sono dannosi alla salute. Un’affermazione che è in linea con tutte le evidenze della scienza medica. Mentre affronta questa prova giudiziaria, Silvana non smette certo di sfornare nuovi romanzi. Negli ultimi mesi sono usciti Sulle ali della libertà, edito da Lindau – un romanzo storico, una narrazione commovente e appassionante – e il prosieguo della celeberrima saga dell’Ultimo Elfo, Arduin il rinnegato, per i tipi di Ares.

Silvana, partiamo proprio da queste tue nuove fatiche, espressioni del tuo amore per la letteratura fantastica… 

Come spiegava Kafka, la letteratura fantastica è il luogo dove teniamo i mostri: quando qualcosa è troppo atroce per guardarlo in faccia, lo nascondiamo nelle volute d’oro e d’argento della narrazione fantastica. Nella letteratura fantasy e in quella horror, ossessivamente presenti su tutti gli scaffali e su tutti gli schermi, è contenuto l’orrore dell’ultimo secolo, il secolo del genocidio, e il terrore della fine del mondo, anche questo caratteristico della nostra epoca, mai esistito prima. Ne L’ultimo elfo si parla del genocidio, l’elfo è l’ultimo perché gli altri sono stati sterminati. Grazie all’ambientazione fantastica il libro riescono a trattare temi terribili anche restando su un piano di leggerezza. Discorso identico per L’ultimo orco. Arduin è il personaggio leggendario, nominato nell’Ultimo elfo e nell’Ultimo orco, il mitico re guerriero che aveva salvato la terra degli uomini dagli orchi trecento anni prima, che tutti immaginano come un re guerriero impeccabile e aristocratico. In realtà Arduin è un orco. Solo un orco può fermare gli orchi, un orco incredibilmente forte, con una capacità di combattere che lo rende il dio della guerra, quasi. Arduin è un orco, quindi, che ha combattuto per gli uomini. Chi sono gli orchi? Coloro che uccidono intenzionalmente i bambini e dopo averli uccisi festeggiano. Essendo questa la definizione, ho creato un mondo orco coerente con l’assassinio intenzionale del bambino: un mondo dove il femminile sia azzittito e abbattuto. Chi uccide i figli degli altri, è disposto a uccidere i propri. Nel libro c’è la tragedia dei bambini soldato, Arduin è uno di loro: nell’addestramento dei bambini soldato e, ancora di più, dei bambini terroristi suicidi, la ferocia è un elemento fondamentale, una ferocia totale, insensata, che in realtà ha un senso preciso: il bambino deve avere meno timore della morte che del proprio sergente istruttore, altrimenti non andrà avanti.

Ripercorriamo la tua storia: prima che scrittrice tu sei medico…

Esattamente come te, oltre che amici siamo doppi colleghi. Da bambina sognavo di diventare medico e di scrivere, poi il progetto di diventare medico l’ho realizzato, ho dato gli esami uno dopo l’altro ed è diventato realtà, mentre la scrittura è rimasta un sogno, anzi una fantasticheria. Mentre preparavo un esame di specialità, e mi serviva qualcosa per scrivere, ho ritrovano un vecchissimo quaderno, sul quale, a 19 anni, avevo scritto le prime righe di un racconto. Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo. Ho deciso di finirlo, usando i tempi morti durante le guardie, e poi ho scritto un alto racconto e poi ancora uno, e allora ho deciso che sarei diventata uno scrittore, che non avrei mollato fino a quando qualcuno non avrebbe pubblicato i miei libri. Volevo scrivere e volevo scrivere perché qualcuno leggesse.

A un certo punto della tua vita avviene anche una svolta religiosa, una vera e propria conversione. Ce la puoi raccontare?

Avevo smesso di credere in Dio perché non tolleravo il dolore innocente. Non c’è bisogno di un campo di sterminio, della seconda guerra mondiale: è sufficiente un unico bambino ricoverato in un’unità oncologica perché il concetto di dolore innocente sia intollerabile. E quindi ho abbracciato tutte le teorie che permettevano di ipotizzare la sua non esistenza: il mondo si è creato da solo, l’inorganico è diventato organico e gli atomi hanno formato il DNA e lo hanno formato sempre più complesso tanto per fare qualcosa ed è verosimile che dalla scimmia sia nato l’uomo grazie a qualche mutazione, in effetti migliaia e migliaia di mutazioni più o meno, tutte contemporanee e tutte con un senso. Questo è un esempio di pensiero non scientifico: si parte dalla conclusione, che è ideologica, e di lì si arriva alle premesse. Il sistema scientifico si basa sul contrario, sull’osservazione, sulla deduzione, sulla logica, sulla riproducibilità. Che l’organico nasca da solo dall’inorganico è un non senso, una molecola di DNA non può formarsi da sola, non può far nulla da sola, non può sopravvivere da sola, che una cellula si sia formata da sola per aggregazione di atomi è un non senso scientifico. E non è riproducibile in laboratorio. Il passaggio scimmia/uomo viene invocato perché abbiamo il 98% del patrimonio genetico in comune con lo scimpanzé. Questo vuol dire che il 2% è diverso. Noi abbiamo 40000 geni: il 2% di 40.000 fa 800. Un gene è costituito da un numero di triplette pari al numero di aminoacidi della proteina di cui porta l’informazione, ogni tripletta è costituita da tre nucleotidi. Calcolando che è sufficiente che un’unica tripletta si disallinei, perché si abbiano malattie terrificanti come la distrofia muscolare o l’emofilia, qui si tratta di ipotizzare migliaia e migliaia di mutazioni tutte contemporanee e tutte con un senso. Impossibile. Inoltre l’uomo ha vantaggi sulla scimmia sulle lunghe distanze, non sulle corte, e la selezione si fa sulle distanze corte, sulla vita del singolo. Essere senza coda e senza peli in una giungla porta alla morte rapida anche se si è molto intelligenti, non ha un senso di essere un’evoluzione. Nessuno di noi è in grado di sopravvivere senza strumenti, e gli strumenti necessitano di generazioni. Inoltre le mutazioni non sono riproducibili. Ogni teoria scientifica deve ipotizzare un fenomeno riproducibile. Noi siamo diventati un laboratorio di mutazioni: a Hiroshima, Nagasaki, alle sciagurate isole Marshall, in Kazakistan, a Chernobyl: abbiamo avuto cancro, leucemia, distrofie ossee, malformazioni e cecità: non una sola mutazione positiva, o almeno non disastrosa. E poi ci sono le osservazioni scientifiche sulla Sindone che dimostrano come il telo sia un negativo tridimensionale: l’immagine è stata impressa, non ci sono altre spiegazioni, da una luce di una potenza infinita. Quindi: Dio ha creato il mondo e Cristo è risorto. Queste due affermazioni sono scienza. E il dolore innocente trova la sua spiegazione nell’eternità che lo consolerà. Senza la conoscenza che esiste un’eternità per consolarlo il dolore innocente è intollerabile.

Dopo le opere narrative di grande successo, ti sei cimentata anche con la saggistica. Perché questa scelta?

Perché ho sentito la necessità di spiegare l’importanza della narrativa fantastica, che contiene in metafora il dolore del mondo ma anche straordinarie intuizioni. Se vogliamo conoscere la storia di un popolo, dobbiamo studiarne la letteratura fantastica. E poi perché la letteratura fantastica è sotto attacco. Le grandi fiabe classiche sono sconsigliate se non vietate nelle scuole in quanto troppo “sessiste”. Annientare le narrazioni di un popolo, deriderle, fa parte del processo di distruzione di una civiltà: un etnocidio. La grande letteratura fantasy (Tolkien e Lewis) nasce per parlare dei grandi valori del Cristianesimo attaccati dalle due terrificanti religioni atee del ventesimo secolo, il comunismo sovietico e il nazismo tedesco, che non sono stati movimenti politici, sono stati movimenti religiosi messianici e salvifici, con un nuovo Dio, Lenin, Hitler, un nuovo paradiso, il futuro radioso, e un nuovo sacrificio umano, borghesi, ebrei, soldati morti in guerra, la cui morte avrebbe condotto al paradiso in terra.

Da circa un anno sei al centro di una bufera mediatica prima e ora anche giudiziaria. L’accusa nei tuoi confronti è quella che nella società odierna può distruggere la vita di una persona: omofobia. Ci puoi riassumere i fatti?

Due anni fa circa mi sono resa conto che la cosiddetta omosessualità non è genetica, e non è irreversibile: appartiene alla sfera del fare non a quella dell’essere e appartiene quindi alla sfera delle scelte. Gli insulti e le minacce mi costringono a tenere conferenze con la protezione degli uomini della Digos. I miei libri hanno venduto centinaia di migliaia di copie, a innumerevoli editori sia italiani sia stranieri  hanno fatto un passo indietro per un boicottaggio massiccio ed ho praticamente fermato la mia attività professionale dopo un episodio molto inquietante avvenuto l’anno scorso. Per quarant’anni ho curato MSM, uomini che fanno sesso con altri uomini, dizione peraltro scorretta perché dal punto di vista biologico il sesso è tra uomo e donna e legato alla riproduzione. Il fatto di usare la parte terminale del tubo digerente per ricavarne un qualche tipo di sensazione, crea problemi meccanici e infettivologici. I dati dell’OMS sulla maggiore morbilità e mortalità dei cosiddetti MSM, maschi che fanno sesso con altri maschi, sono impressionanti.

Sappiamo che attualmente tu sei vittima di una vera e propria campagna di censura discriminatoria. Come la stai affrontando?

Piena di gratitudine per tutte le persone che sono dalla mia parte.

Tu ami firmarti “Comandante delle Brigate Chesterton”, per la difesa dell’ovvio…

Due più due fa quattro, un bambino deve avere padre e madre, un gesto come acquistare sperma, o, peggio, mille volte peggio, acquistare ovuli o gravidanze è un gesto che uccide l’umanità della nascita, che fa nascere un bambino che non conosce metà della propria identità. Comandante delle Brigate Chesterton per la difesa dell’ovvio è un titolo che mi sono data con un bel po’ di arroganza: non sono mai stata la più brava a difendere l’ovvio, solo quella che faceva più chiasso. Ora cedo il titolo, comandante della Brigata Chesterton per la difesa dell’ovvio al ministro Fontana.

Abbiamo compreso che nessun tipo di intimidazione potrà impedirti di scrivere ancora. I tuoi progetti?

A ottobre uscirà con la casa editrice Ares, La storia di Joseph, con un nuovo eroe, Joseph è per metà senegalese e per metà nigeriano, tecnicamente un minore non accompagnato, un quattordicenne che sopravvive di piccoli furti. È arrivato in Italia nel 2011, passando dalla ex Iugoslavia, via preferenziale in quel periodo. Un veterinario di buon cuore, un gruppo di carabinieri e un’assistente sociale pieni di buona volontà si chinano con tenerezza su di lui giovane virgulto di piccola criminalità che si può ancora fermare. In realtà Joseph ha visto la sua famiglia sterminata, vive col cuore straziato dalla nostalgia e dal senso di colpa di essere sopravvissuto, vive rinchiuso in una solitudine granitica formata dai suoi ricordi e dai suoi incubi. Con mia grandissima gioia uscirà l’ultimo libro di Hania – Nata nelle tenebre – che, grazie alla disperata tenerezza di sua madre, da quelle tenebre è uscita. In quest’ultimo libro c’è lo scontro finale con l’oscurità. Insieme a un mio amico, tale Paolo Gulisano, partecipo a un progetto editoriale dove, come medici, risponderemo a una serie di domande. Sto per cominciare un libro sulla tragedia di Chernobil, che sarà anche un libro sul dolore innocente, e poi di nuovo un fantasy. Non posso staccarmi da Arduin. Il seguito della sua storia narra le vicende di una delle sue figlie che andrà sposa a uno dei suoi generali, così che possa esserci la descrizione delle sue guerre. E poi conosceremo sua figlia, ovviamente tra le sue figlie quella toccata dal dolore: anche questo sarà un libro sul dolore innocente.

8 commenti su “In guerra (e perseguitata) per la difesa del senso comune. Intervista a Silvana De Mari – di Paolo Gulisano”

  1. anch’io qui in Grecia sono stato denunciato da uno di costoro per diffamazione. Sono anche estremamente permalosi e suscettibili, e inoltre evidentemente hanno soldi da buttare in avvocati etc. Basta solo questo per capire che non portano serenita’ in una societa’

    1. La diffamazione e’ un reato, poi stara’ al giudice decidere se il reato e’ stato compiuto oppure no. Non sono un esperto ma penso la causa possa essere anche ritenuta non valida prima ancora di andare a processo. Gay e lesbiche hanno diritto di appellarsi alla giustizia come tutti gli altri, altrimenti uno potrebbe diffamare ( vera diffamazione, magari questo non e’ il caso suo ) a destra e manca su qualsiasi cosa e poi pretendere di farla franca…

  2. Grazie Comandante, anzi, Vice Comandante! A parte le battute spiritose, apprezzo molto le tue scelte di vita. Particolarmente aver capito che al di sopra di tutto c’è DIO. Forse perché ciò è capitato anche a me! Dio ti benedica.

  3. Mi auguro che altri uomini della statura morale ed intellettuale della dott.ssa De Mari abbiano il coraggio di andare controcorrente in difesa della Verità… seguo la triste vicenda della dottoressa e le sono vicina moralmente. Che la giustizia faccia il suo corso ! Dottoressa siamo con lei!

  4. Sono medico, sostengo la collega De Mari, per le verità scientifiche che porta avanti, purtroppo una piccola minoranza sta mettendo in dubbio le realtà mediche e biologiche in questo e altri campi. Tutto è diventato relativo alle libertà individuali. La natura è rifiutata, ma è l’unica cosa obiettiva. Coraggio d.ssa, è dura difendere l’ovvio, ma è necessario resistere!

  5. Antonella Di Gioia

    Credo che la tua battaglia sia determinante per fare luce su questioni che mai come oggi meritano di essere dibattute fino in fondo e senza pregiudizi di natura ideologica. Un servizio reso alla difesa della vita, dell’infanzia, della scienza e della fede stessa senza la quale non si riuscirebbe a comprendere la sacralità della vita!
    Grazie Silvana

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