di Lino Di Stefano
Molto si è scritto, si scrive e si scriverà ancora, sulla dolorosa vicenda che portò alla soppressione – tra il 1312 e il 1314 – da parte del re di Francia, Filippo IV il Bello, dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio. La vicenda è nota. L’Ordine dei Templari nacque precisamente nel 1118 per prestare aiuto al Regno di Gerusalemme -città conquistata poco prima dai Crociati – contro i musulmani e per proteggere i pellegrini che si recavano in questi luoghi sacri.
L’avversione del re di Francia per i Templari era dettata dal fatto che egli voleva impossessarsi – e il disegno gli riuscì – dei tanti beni accumulati dai Cavalieri e ciò anche con l’avallo del pontefice Clemente V che aveva trasferito la sede della Curia romana ad Avignone dove rimase dal 1308 al 1377. La Francia si trovava in ristrettezze economiche a causa della politica espansionistica del sovrano capetingio; questi, per proseguire su tale linea non trovò di meglio, con sedicenti accuse, che espropriare l’Ordine del grande patrimonio raccolto.
Senza alcuna remora, il re attuò il suo proposito ricorrendo a tanti capi di accusa alcuni dei quali così riassumibili: “rinnegare Cristo, sputare sulla croce, baciare il precettore sulla bocca, sull’ombelico e sul sedere, non negarsi carnalmente ai fratelli, adorare un idolo, una testa maschile con barba caprina”. I componenti dell’Ordine furono non solo barbaramente torturati, ma anche bruciati vivi dopo confessioni estorte con la forza. Essi furono anche accusati di eresia non senza una timida difesa del Papa il quale, alla fine, dovette sottostare ai voleri iconoclastici del sovrano.
L’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay e il suo vice Geoffroy de Charny, furono messi al rogo a Parigi nel 1314. Questi i fatti, nella loro essenzialità sebbene, da qualche anno, gli esperti dispongano di alcuni documenti – tratti dall’Archivio Segreto Vaticano – e pubblicati col titolo di ‘Processus contra Templarios’. Il merito di tale eccezionale scoperta va alla studiosa italiana Barbara Frale la quale ha rinvenuto, per caso, nel 2001, nel menzionato Archivio, una pergamena, risalente a 700 anni fa, contenente la parte più riservata del processo ai Templari.
Dall’esame del documento si scopre la riproduzione dell’interrogatorio – avvenuto, a insaputa del re, nel 1308 – sostenuto dal Gran Maestro e dagli altri funzionari dei Cavalieri al cospetto dei legati pontifici. Dalla disamina dell’attestato si evince, altresì, che i Templari non erano eretici – quantunque responsabili di “peccata minuta” – tant’è vero che il papa li assolse restituendoli nella legittimità dell’appartenenza alla religione cattolica. Quanto sostenuto, ci conduce, automaticamente, ad un’altra questione – non meno importante da quella poc’anzi trattata – e vale a dire al problema relativo a chi fu il fondatore e, di conseguenza, il primo Gran Maestro dell’Ordine.
La tradizione ritiene – anche per la considerazione che la maggioranza dei Templari erano francesi – che l’iniziatore e primo Gran Maestro dell’Ordine sia stato Hugues de Payens; al riguardo, il vaticanista italiano Andrea Tornielli, per un verso, sostiene che “i fondatori dei templari erano infatti tutti nobili francesi” (Il Giornale, Milano, I^ luglio, 2005, p. 19) e, per l’altro, che “oggi alcuni ordini italiani ritengono” che Hugues de Payens “avesse in realtà origini italiane” (ivi). La tesi dell’origine transalpina di Hugues de Payens è avvalorata pure da un esperto nostrano di tematiche templari.
Franco Cardini scrive, infatti, che “nel 1118 un oscuro cavaliere, Ugo de Payens, si era fatto cedere dal re Baldovino I^ un’ala dell’ex moschea di al-Aqsa (…) per alloggiarvi i membri di un nuovo ordine che aveva come scopo precipuo di mantenere sgombra dai briganti la strada che dalla costa conduceva a Gerusalemme” (I segreti del Tempio, Giunti, Firenze, 2000, p. 5). Esiste, comunque, in Italia un unico ordine templare che ha avuto il riconoscimento canonico della Chiesa cattolica. Esso si chiama ‘Milizia del Tempio’, è stato fondato da Marcello Cristofani nel 1979 ed ha sede in provincia di Siena.
Ma anche altri autori si stanno occupando, da anni, della ‘vexata quaestio’ relativa alla nascita e alla storia dei Cavalieri del Tempio ed uno di essi risponde al nome di Domenico Rotundo. Studioso di problemi storiografici, segnatamente dei Templari, l’Autore ha dato alle stampe diversi volumi quali ‘Templari, misteri e cattedrali’, ‘La croce templare-teutonica di Veroli’, ‘Nel segno di Sion’, per limitarci solo ad alcuni nonché il recente ‘Le segrete origini dell’ordine del Tempio’ (2010, voll. 2).
Recentissimo risulta, invece, il saggio ‘Le origini nocerine di Ugone dei Pagani e i suoi misteriosi rapporti con i Saraceni’ (Ed. Nord-Sud, Pagani (SA), 2012) nel quale Domenico Rotundo dimostra, “per tabulas”, la provenienza campano-lucana di Ugone ( o Ugo) dei Pagani. E questo, anche in base – è l’Autore che parla – alla lettera, riprodotta in fotocopia, che lo stesso “scrisse nel 1103 da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarelli di Rossano Calabro per comunicargli l’eroica morte del cugino Alessandro, le cui gesta furono tramandate dagli antichi storici calabresi” (pp. 9-10).
Lo studioso, ricompone non solo le laboriose situazioni dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio, unitamente alle vicende più salienti della vita di Ugo dei Pagani ( 1084 ?-1136), ma riporta, in Appendice, pure la discendenza della famiglia dei Pagani; genealogia, opera dello storico, ricercatore e disegnatore Gian Paolo Candido, autore, nel libro, anche di un disegno con l’effigie del fondatore dell’Ordine dei Templari. Dall’albero genealogico citato, risulta che da Albertino, cavaliere di Bretagna, stabilitosi nell’Italia meridionale, nel 1020 circa, discese Pagano dei Pagani il quale ebbe due figli, Ugone ( o Ugo ) – fondatore nel 1118 dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio – e Disigio, maggiordomo.
L’albero si estende fino al 1627 con Vincenzo dei Pagani, titolare della diocesi di Acerra (NA). Completa l’interessante studio di Domenico Rotundo, la riproduzione della ‘Preghiera del Cavaliere’, opera del Fr. Francesco Russo, Gran Priore Internazionale della Confraternita dei Cavalieri Templari, ‘Ugone dei Pagani’. Ed ecco la trascrizione di alcuni stralci della menzionata missiva che Ugo dei Pagani inviò, nel 1103, da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarelli di Rossano Calabro per comunicargli la morte del valoroso cugino Alessandro.
“Molto Mag. co Sig.r mio Zio, et padre osservando. Dopoi che gionsimo qua in Hierusalem, Io, et Alessandro vostro figlio et mio cordialiss.o fratello, con l’altri Gentilhomini nostri Compagni tra r. ch’erano, Io, et Alessandro fummo eletti ch’andassimo a basciar la mano, et far riuerenza alla Maestà del Re Balduino, con condolerci della morte del S.r Duca Goffredo suo fratello(…). Da S. M.tà fummi assai lodati, et con abbracciamenti come veri figliuoli licentiati (…). Alessandro essendo andato ad uno aguaito da animoso Gentilhuomo contra cento Infideli assassiny di passo, ottenne la vittoria di tutti, fandoli passare per fil di spada.
“Però dei nri morsero li duo suoi Ser.ri , et cinque Soldati, et Alessandro fù ferito in testa malamente, che hoggi è passato da qsta vita con infinito mio scontento. Però considerando, che se n’è andato in Paradiso resto assai consolato, è stato pianto da tutti per il suo valore, et in specie dalla M.tà Re Balduino, è stato sepolto in un tumolo di marmo con honor grande, accompagnato dal Re, et infiniti Gentil’ huomini et Soldati. Mi comandò all’ult.o di sua vita, che scriuesse a vra Sig.ria che restasse cosolata con il voler di Dio Benedetto (…). Da Hierusalem a 18 d’ottobre MCIII. De vra Sig.ria figlio, et nepote ubidientiss.mo Ugo dei Pagani a tergo Al Molto Mag.co Sig.r Lonardo de Amarelli mio Zio e padre osser.mo a Russano Locus sigilli”.
1 commento su “L’ITALIANO UGO DEI PAGANI, FONDATORE DELL’ORDINE DEL TEMPIO – di Lino Di Stefano”
Vorrei far rilevare che le condizioni finanziare della Francia erano diventate disastrose perché la Francia aveva dovuto pagare il riscatto del Re Luigi Nono il Santo e di tutto il suo esercito, fatti prigionieri senza colpo ferire perché tutto il campo aveva preso l’influenza. Non solo non bastarono le ricchezze della Francia, ma da tutto Europa furono rastrellate monete d’oro per poter riscattare l’intero esercito, in quanto Re Luigi si era rifiutato di venire riscattato da solo. In una pergamena dell’Archivio di Stato di Genova era scritto che due templari si recarono a Genova per ottenere un prestito per poter pagare questo notevole riscatto (considerata la concorrenza che vi era fra Templari e banchieri Genovesi, ciò è di portata enorme). Questa pergamena fu distrutta durante il bombardamento di Genova che distrusse il palazzo dell’Archivio di Stato, ma la memoria è rimasta negli scritti del Marchese Staglieno conservati nella Biblioteca Berio