MEMORIAE TRADERE. Rubrica del sabato, a cura di Pucci Cipriani
sabato 13 ottobre 2012
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“JESUS CHRIST SUPERSTAR”: NASCE LA MODA DELLO SPETTACOLO BLASFEMO, MA NON TUTTI STANNO ZITTI A GUARDARE
di Pucci Cipriani
“Il ‘progresso’ morale e religioso dei nostri tempi-scriveva Giorgio Nelson Page su ‘Lo Specchio’ nel 1973-ci ha dato modo di assistere a un’anteprima di eccezione al Teatro dell’Opera il 17 dicembre. Una settimana prima della Festa della nascita del Divin Bambino che avevamo sempre creduto fosse Dio e che invece apprendiamo fosse assai di più, oggi i ‘Supertars’ avendo sostituito tutte le immagini semplici tra le quali quella di Dio, un tempo semplicissima in tutta la sua grandiosità. E l’anteprima -continuava il grande giornalista e amico carissimo-è stata quella del film di Norman Jewinson, ‘Jesus Christ Superstar’…la bestemmia, se anche tutto il film fosse sacro di carattere(e questo non è davvero),è nel titolo e nel proposito…il titolo di questo film andato in anteprima in pompa magna sotto l’egida di un Comitato di cui hanno fatto parte la signora Vittoria Leone e la signora Francesca De Gasperi, comunque si voglia valutare – ce ne dispiace per le gentili, pie e autorevoli patronesse – è semplicemente blasfemo con tutte le implicazioni del caso”.
Son passati quarant’anni ,e sembrano secoli, da quando ancora i “frutti” del Concilio non si vedevano e ci si scandalizzava per un titolo blasfemo di un film dato in anteprima nella Città Santa…
E proprio Giorgio Nelson Page e il suo settimanale dettero fiato, insieme a un autorevole quotidiano come “Il Giornale d’Italia”, alla contestazione cattolica contro quella che qualcuno chiamerà poi “La Nuova Chiesa Conciliare”, qualcosa che non era la Chiesa di sempre, la Chiesa di Cristo. Ma la Rivoluzione continuava a marciare secondo la stessa tattica dei tre passi avanti e uno indietro: “Giuseppe Sarto, divenuto papa e santo, proibì che in San Pietro si applaudisse al suo arrivo – si legge sempre sull’editoriale di g.n.p. – in sedia gestatoria. ‘Non si addice’, disse San Pio X, ‘ai fedeli applaudire il Servo nella casa del padrone’. Erano i tempi nei quali il papa si firmava ‘servus servorum Dei’…Da allora sono successe molte cose. Si è arrivati al conferimento a un papa dell’onorificenza di ‘cavaliere di Vittorio Veneto’ motivandola con la certezza che, se nel 1915 non si fosse trovato a restar chiuso in seminario, sarebbe stato sul Carso o sull’Isonzo a combattere con coloro che resero possibile il ‘miracolo'(quanti miracoli in questa povera Italia)di Vittorio Veneto…(Noi)ci consoleremo come potremo. Ritornando al ricordo di tempi lontanissimi quando il Vicario di Cristo si accontentava del titolo di servo dei servi di Dio e quando la maestà divina era tale che ad esaltarla nessuno si sarebbe sognato di associarla al ‘Superstar’. Accontentandosi tutti, come noi, bambini, di adorare la culla del Bambino divino. Una culla che era, dopo tutto, quella dei nostri sogni miseramente e indecentemente trasformati in incubi.”
Forte fu l’indignazione della “gente semplice”,” della “gente della strada”, come oggi si dice, di fronte alla prima visione di questo film con l’approvazione del CCC (Centro cinematografico cattolico) e della Radio Vaticana a cui si accodarono padre Lombardi sulle colonne de “Il Tempo”, che aveva iniziato la sua “sinistra predicazione” e lo stesso critico cinematografico Gian Luigi Rondi che, fino allora, non aveva fatto mistero di essere un “cattolico di Destra e legato alla Tradizione” tanto da curare la rubrica “Cinema” nello stesso settimanale di Nelson Page; ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la difesa d’ufficio del film da parte del vicariato di Roma e dell’allora Cardinal Poletti, affiliato, si seppe poi, secondo la famosa lista “Pecorelli”, alla Massoneria. Poletti fece una violentissima dichiarazione sulle contestazioni alla pellicola di Norman Jewison, adontandosi per le scritte sui muri di Roma: “Poletti Superstar”…offensivo, quel Superstar, per lui, non però per il figlio di Dio.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, razza di vipere…”iniziava con le parole evangeliche il suo pezzo Amaranta (Gabriella di Montemayor?)”Una profusione di dollari devono essere stati pagati dal produttore del film ‘Jesus Christ Superstar’ al centro cinematografico cattolico etc.etc”
Il Sunday Telegraph e l’allora rosso “Panorama” dettero la notizia che il papa avrebbe assistito alla visione del film, ma in Vaticano furono costretti a smentire…Ecco, il carnevale liturgico e l’anarchia ha origine anche da lì….
GALLERIA DI IMMAGINI
(archivio Pucci Cipriani)
Il titolo a tutta pagina de “La Nazione” dell’otto gennaio 1974 che riporta la cronaca della contestazione del film da parte di cattolici tradizionalisti. (clicca sull’immagine per ingrandire)
L’allora rosso “Panorama” e il “Sunday Telegraph “danno la notizia, poi smentita da “L’Osservatore Romano”, che il film avrebbe trovato il gradimento di Paolo VI. Comunque padre Panciroli esprimerà un giudizio favorevole sul film a Radio Vaticana.(clicca sull’immagine per ingrandire)
Momenti della contestazione da parte dei cattolici tradizionalisti. Gian Luigi Rondi viene accolto, con le altre “damine” al grido di “Giuda”.
Padre Luigi Severini benedice, con intento riparatorio, l’esterno del Teatro dell’Opera la mattina dopo la proiezione dissacratoria. In prima fila tra i fedeli, il Consigliere provinciale dottor Romolo Baldoni che fu l’anima della protesta.(clicca sull’immagine per ingrandire)
Un momento della contestazione al Teatro dell’opera. Vengono gettati dai palchi volantini contro il film dove Gesù Cristo ballava a tempo di rock durante l’ultima cena ,ovvero un pic nic sull’erba. Poi in sala verranno liberati dei topi e le “damine” inizieranno a urlare. “La Signora Darida urlava terrorizzata ritta su una poltrona” scriveva il Tempo di Roma
Una scritta sui muri del Teatro dell’Opera. Ad iniziativa dei cattolici tradizionalisti guidati da Romolo Baldoni il 5 gennaio fu celebrata nella Basilica di San Lorenzo in Lucina una Santa Messa di riparazione per l’oltraggio subito dalla Capitale della Cristianità con la proiezione del film blasfemo. Erano lontani i tempi in cui Roma sarebbe stata profanata dal gay pride e il Beato Giovanni Paolo II lasciato solo a protestare.