MEMORIAE TRADERE. OMICIDIO CALABRESI. LA SPOCCHIA DEI CATTIVI MAESTRI E IL CORAGGIO DI CHI SEPPE FARE I CONTI CON LA COSCIENZA – di Pucci Cipriani

MEMORIAE TRADERE. Rubrica del sabato, a cura di Pucci Cipriani

sabato 6 ottobre 2012

 

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OMICIDIO CALABRESI. LA SPOCCHIA DEI CATTIVI MAESTRI E IL CORAGGIO DI CHI SEPPE FARE I CONTI CON LA COSCIENZA

 

di Pucci Cipriani

 

 

Tante amarezze, tanti rimpianti ma, sono sincero, anche tanti bei ricordi passano dalla mia mente e dal mio cuore nel compilare questa rubrica “Memoriae tradere”. La figura di Calabresi mi aveva colpito e di quel delitto non mi aveva sconvolto tanto l’esecuzione quanto la rivendicazione, anzi le rivendicazioni: “Un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia” scrisse il 18 maggio 1972 il quotidiano “Lotta continua” a commento della morte del Commissario Capo Luigi Calabresi; Adriano Sofri un mese prima dell’omicidio aveva proclamato a Rimini la necessità di una lotta armata che “dovrà svilupparsi sul terreno dell’illegalità armata contro lo Stato borghese” per cui si dovrà realizzare” la violenza direttamente come avanguardia, in modo organizzato, in primo luogo contro i fascisti”…e chi erano i fascisti visto che il Fascismo era finito da un pezzo? I ragazzi del MSI, certo – e quale lunga scia di sangue hanno lasciato! – che verranno sprangati, abbattuti come si macella un manzo, bruciati vivi nelle loro case (i due fratelli Mattei), e poi i “borghesi”, i Magistrati, i carabinieri (“Camerata, basco nero, il tuo posto è al cimitero!” scandivano per strada le giovani canaglie), i poliziotti, ma anche gli operai(Guido Rossa) che non si piegavano ai diktat delle Brigate Rosse, di Lotta Continua etc.etc, i cui caporioni erano agiati “Signorini” o “Signoroni” che, come Giangi Feltrinelli avevano scelto, per svago, la rivoluzione.

Guardateli oggi, come ha scritto Luciano Garibaldi: tutti signori ultrasessantenni che in tutti i partiti (del centro sinistra e, ahimè, anche del centro destra) la fanno da padroni…per carità cristiana ci asteniamo dal fare i loro nomi.

Ma l’odio seminato dai Cattivi Maestri ,oggi, ben stagionati, assisi in Cattedre universitarie, dietro le scrivanie di importanti quotidiani, in scranni parlamentari, che si permettono di pontificare pretendendo di dar lezioni a noi “poveri di spirito” che li disprezzavamo allora allo stesso modo in cui li disprezziamo oggi, ha continuato per anni a far germogliare negli animi dei ragazzi la mala pianta del nihilismo e del ribellismo. Non andammo dietro alle mode allora, e nemmeno quando negli anni Novanta l’eversivo vento della sinistra prese anche gli ambienti di certa Destra. Allorché: “Un cocktail di evoluzionismo, di neopositivismo, di scientismo, di rivoluzione sessuale e di dottrine chiaramente massoniche in una presentazione indoeuropea” affascinò i cervelli di tanti, vi furono persone della Tradizione che, come Piero Vassallo, Massimo Introvigne, Roberto de Mattei ,denunziarono quel tentativo di trasformare i giovani di destra in rivoluzionari anonimi di chi preparava “l’inquinamento di ogni eventuale reazione anticomunista” indirizzando le giovani menti assetate di spiritualità verso l’anticattolicesimo “nella prospettiva di un oscuro miraggio neopagano.”

Ma vorrei ricordare anche un altro personaggio, Leonardo Marino.

Ma ecco anche i bei ricordi, quelli che ti fanno sentire orgoglioso d’aver sempre combattuto la “buona battaglia”: ero nella giuria del Premio Letterario “Londa” quando proclamammo vincitore della seconda  edizione (nella prima prevalse Mario Corti con il suo “Il Cavallo Rosso”)Luciano Garibaldi con il suo libro-scritto a quattro mani con la Signora Gemma Capra “Mio marito, il Commissario Calabresi”(San Paolo Editore)…da allora continuai con Luciano quella battaglia perché fosse riconosciuta l’innocenza e la grandezza di “Gigi” Calabresi…fino alla conoscenza di Leonardo Marino uno degli uccisori dell’eroico commissario che, angosciato dal rimorso, quando nessuno avrebbe certo pensato a lui, andò dai carabinieri e vuotò il sacco, perché non reggeva il tormento interiore: gli cadde addosso il mondo.

Assassini a parte, tutta la stampa “benpensante” affiliata ai “poteri forti”, ieri come adesso, i vecchi cattivi maestri, distribuiti come letame, a palate, dappertutto, si scagliò contro Marino, l’operaio, l’unico che aveva lavorato, perché “infame”, perché aveva tradito Sofri, così colto, così raffinatino che era ed è un piacere leggerlo sulla stampa di Destra e di Sinistra che è un piacere anche sentirlo parlare con quella vocina querula…

Marino, disprezzato ed evitato da tutti, a parte qualche ex compagno che andava a trovarlo a Bocca di Magra e che gli diceva: “Non so niente, ma sappi che tra te e Sofri scelgo te”, con il buon senso della gente semplice. Da vent’anni sono amico di Leonardo anche se è molto che non lo vedo e ammiro quella sua modestia, quel dolore profondo e pudico a un tempo che certo lo ha tormentato ma che gli ha fatto trovare anche la via della conversione e della redenzione. Posso assicurarvelo, una bella conversione che mi ha sempre commosso: “Qualcuno -scrisse- lassù in alto, molto in alto, aveva deciso che io non mi sarei potuto confondere con la massa amorfa dei vigliacchi che, pur sapendo com’erano andate le cose, tiravano a campare sperando che tutto venisse dimenticato…a questo mondo c’è ancora  qualcuno che crede, qualcuno per cui la parola ‘fede in Dio e nella vita eterna’ non è una formuletta priva di significato. E se credi, devi essere pronto a sfidare tutte le conseguenze che ciò comporta. Compreso fare i conti con la giustizia terrena se non vuoi farli, poi, con quella divina.”

“Marino puzza, non sa esprimersi” squittivano i “cattivi maestri”; eppure seppe esprimersi eccome e in Tribunale raccontò tutto per filo e per segno quando rispondendo ai testi della parte avversa che lo avrebbero visto, nel giorno del delitto di qua e di là, rispose deciso: “sarebbe opportuno che qualcuno dicesse: ‘Il 17 maggio di quel 1972 Marino era a Torino con me’. Ma nessuno ha mai potuto dirlo perché io quella mattina ero a Milano. In via Cherubini. Con Ovidio Bompressi. Ad ammazzare Calabresi. In nome del proletariato e su ordine di Lotta Continua” (Cfr. Leonardo Marino: “Così uccidemmo il Commissario Calabresi” -Ed. Ares Milano)

Con Marino ho girato mezza Italia per presentare il suo libro, per rendere omaggio alla memoria del Commissario Calabresi, per smascherare i “cattivi maestri” pur così potenti e pericolosi. Un ringraziamento dunque a tutti coloro che con Luciano Garibaldi, con me e con Leonardo Marino hanno combattuto la buona battaglia: il defunto e grande storico Valerio Riva, l’allora Direttore de “Il Giornale della Toscana” Riccardo Berti, anch’egli scomparso prematuramente, il Vescovo emerito di Arezzo S.E. Mons. Giuseppe D’Ascenzi, Pierangelo Maurizio autore di “Morte di un Eroe cristiano”, Il Direttore di “Studi Cattolici” Cesare Cavalleri, Domenico Del Nero, il Padre domenicano Tito S.Centi e Manlio Tonfoni e poi Giovanni Donzelli, Stefano Alessandri e Achille Totaro, oggi senatore della Repubblica…Penso di dovere questo ringraziamento in quanto questi personaggi della cultura e (pochi) della politica dimostrarono che si poteva avere ancora dignità e stare a schiena dritta quando gli altri stavano proni o si nascondevano sotto i tavoli.

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