Memorie di un’epoca – 40 anni fa moriva il Principe Borghese, l’autore del golpe che non fu mai fatto – di Luciano Garibaldi

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Memorie di un’epoca – rubrica mensile a cura di Luciano Garibaldi

biografie, eventi, grandi fatti, di quel periodo in cui storia e cronaca si toccano

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6 – sabato 30 agosto 2014

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40 anni fa moriva il Principe Borghese, l’autore del golpe che non fu mai fatto

 

di Luciano Garibaldi

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zzborgheseQuarant’anni fa, il 26 agosto 1974, moriva a Cadice – dove si era rifugiato per sottrarsi all’arresto in Italia – il principe Junio Valerio Borghese. Aveva 68 anni ed era stato protagonista di due stagioni importanti della nostra storia: le valorose imprese belliche della Decima Flottiglia Mas nel corso del secondo conflitto mondiale (che gli erano valse la Medaglia d’oro al valor militare), e il tentativo di sovvertire le istituzioni democratiche con il fallito «golpe» del dicembre 1970, organizzato per frenare il crescente estremismo di sinistra.

Ho sott’occhi un libro di indubbio interesse, « Il  golpe  Borghese:  un  golpe  virtuale  all’italiana», scritto a suo tempo da Adriano Monti e pubblicato  dalla  casa  editrice  Lo  Scarabeo  di  Bologna. L’autore, illustre  chirurgo  e  docente  universitario  di  oncologia  clinica  e  igiene  ambientale,  nel  1970  fu  parte  attiva  della  famosa  notte  del  7  dicembre,  detta  anche  la  notte  del  Tora  Tora  (la  parola  d’ordine  che  avrebbe  dovuto  far  scattare  in  tutta  Italia  il  “golpe”  per  mettere  i  comunisti  fuori  gioco).  Va  detto,  da  un  punto  di  vista  storico,  che  Monti  è stato sicuramente l’unico personaggio  coinvolto  nel  presunto  golpe  ad  aprire  il  libro  dei  ricordi  senza  tentennamenti,  senza  vergogna  e  senza  paura.  E  perché  poi  avrebbe dovuto  averne?  A  suo  tempo,  Monti  fu  inquisito,  arrestato  per  alcuni  mesi  e  successivamente  assolto  con  formula  piena.  Fino  alla  fine  del  processo,  tuttavia,  restò  latitante  in  Tunisia  e  in  Francia.

Dal  suo  racconto  si  evince  che  in  effetti,  in  quell’ultimo  scorcio  del  1970,  fu  messa  a  punto  in  Italia  una  vasta  operazione  politico-militare  appoggiata  da  determinati  ambienti  americani  vicini  al  presidente  Nixon,  e  facente  perno  sul  principe  Junio  Valerio  Borghese.  Il  quale  aveva  chiaramente  precisato  ai  suoi  collaboratori  che  tutto  avrebbe  dovuto  svolgersi  nell’ordine  più  assoluto  e  senza  il  benché  minimo  spargimento  di  sangue.  Il  fatto  fu  che  non  si  svolse  un  bel  niente  perché,  alle  ore  1,05  esatte  della  notte  sull’8  dicembre  1970,  il  principe  diede  l’ordine  «Tora  Tora  annullata».  Il  perché  lo  si  intuisce  dallo  scabro  e  cronistico  racconto  dell’autore:  l’ambasciatore  americano  in  Italia,  Graham  Martin,  non  era  più d’accordo,  non  si  fidava,  era  convinto  che  tutto  potesse  finire  nel  peggiore  dei  modi.  E,  all’ultimo  momento,  ritirò  l’appoggio  americano  a  coloro  che  avevano  progettato  di  costringere  il  presidente  della  Repubblica  Giuseppe  Saragat  a  pronunciare  un  discorso  radiofonico  alla  nazione  dopo aver  formato  un  governo  forte,  un  governo  militare  capace  di  opporsi  ad  una  conquista  del  potere  da  parte  dei  comunisti.  Il  processo  ai  “congiurati”  (Borghese  era  fuggito  in  Spagna) si concluse  il  27  novembre  1994,  allorché  la  Corte  d’Assise  d’Appello  di  Roma  mandò  tutti  assolti  non  riconoscendo  neppure  il  reato  di  cospirazione  politica,  che,  nel  precedente  processo  conclusosi  il  14  luglio  1978,  era  costato  qualche  annetto  di  galera  a  una  decina  di  presunti  cospiratori:  insomma,  tutta  una  montatura,  solo  qualche  riunione  di  paracadutisti  velleitari  e  roba  simile.

Un  libro  interessante  di  sicuro,  ma  non  certo  esaustivo  sulle  vicende  post  belliche  di  Junio  Valerio  Borghese.  Alle  quali  si  richiama  un altro libro, «La gladio del lago», scritto da Giorgio Cavalleri, valente  ricercatore  sulle  vicende  dell’ultimo  fascismo  (suoi  alcuni  coraggiosi  libri  sulle  tragedie  post-liberazione  sul  lago  di  Como),  il  quale  racconta  di  un  reparto  speciale  della  Decima  Flottiglia  Mas  che,  acquartierato  vicino  al  campo  di  golf  di  Como,  avrebbe  lavorato  affinché  gli  scenari  del  dopoguerra  volgessero  in  una  certa  direzione.  Una  direzione,  va  detto  subito, anticomunista. Il tutto, beninteso, con la silente, ma attenta supervisione americana.

4 commenti su “Memorie di un’epoca – 40 anni fa moriva il Principe Borghese, l’autore del golpe che non fu mai fatto – di Luciano Garibaldi”

  1. Sempre interessante e vivace la penna di Luciano Garibaldi! La figura del principe Borghese è molto affascinante e i fremiti che percorsero l’Italia dal dopoguerra agli anni ’70 meriterebbero di essere maggiormente conosciuti, perchè non è vero ciò che insegnano nelle scuole e, cioè, che la repubblica fosse un vestito che calzava a pennello a tutti gli italiani e che tutto fosse tranquillo e pacificato: tutt’altro! Grazie, Luciano di ricordarci la complessità della storia italiana recente!

  2. Peccato: se l’operazione fosse stata portata a termine, oggi l’Italia sarebbe un paese meno ridicolo. La democrazia italiana, nata da una costituzione promulgata sull’onda della paura, si è nel tempo ridotta a pietosa farsa, ormai incapace persino di distrarre le masse dal facile strapotere delle corporazioni finanziarie. Non esiste sicurezza. Le riforme dello “stato sociale”, di stampo catto-comunista, hanno moltiplicato i privilegi e paralizzato la produttività. Dilagano animalismo, analfabetismo, femminismo “gender”, ribellismo, anarchia. L’idiozia virtuale e’ arrivata a strutturarsi in partito politico, su iniziativa di qualche furbesco pagliaccio del circo mediatico, che sfrutta la rabbia e l’ignoranza della gente. Se un epigono del Principe Borghese proponesse, in un progetto politico legittimo, le stesse idee del suo ispiratore, certamente gli darei il mio benvenuto.
    Lorenzo

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