Memorie di un’epoca – rubrica mensile a cura di Luciano Garibaldi
biografie, eventi, grandi fatti, di quel periodo in cui storia e cronaca si toccano
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17 – venerdì 31 luglio 2015
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CRAXI: PERSEGUITATO MA PATRIOTA
Fu un convinto assertore della democrazia e sdoganò, dopo decenni di emarginazione politica, il Movimento Sociale Italiano. Forse, anche per questo pagò a caro prezzo il suo marginale coinvolgimento nell’operazione “Mani pulite”
di Luciano Garibaldi
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Ragionando in termini storici, è giusto affermare che Bettino Craxi fu il primo capo di governo italiano a «sdoganare» politicamente il Movimento Sociale Italiano, riconoscendogli gli stessi diritti di tutti gli altri partiti democratici. E fu forse per questo che si fece tanti nemici a sinistra. Prima di lui, ci aveva provato il democristiano Tambroni, il cui governo, nel 1960, si reggeva grazie all’astensione dei deputati del MSI, e che fu poi pugnalato alle spalle dalla stessa DC, che gli rifiutò la solidarietà di cui aveva bisogno dopo i sanguinosi disordini di piazza organizzati dal Partito comunista nel giugno-luglio 1960.
La storia dello storico “sdoganamento” effettuato da Craxi è raccontata con dovizia di particolari da Massimo Pini, fondatore e direttore della SugarCo, per otto anni consigliere d’amministrazione della Rai, poi membro del comitato di presidenza dell’IRI, in un suo importante libro che ha per titolo «Craxi: una vita, un’era politica», edito da Mondadori.
Craxi, classe 1934, era stato eletto segretario del Psi il 16 luglio 1976, succedendo a Francesco De Martino. Appena 42enne, milanese di origini siciliane, delfino di Pietro Nenni, era da sempre un acceso sostenitore dell’autonomia del partito dal Pci e della fine dell’ipocrita e artificiale «socialcomunismo». Per più di dieci anni fu il vero protagonista della politica italiana anche sul piano internazionale, promuovendo la definitiva rottura con Mosca, il rilancio dell’economia, la riduzione dell’inflazione ai minimi storici, la piena collaborazione con la Democrazia Cristiana. Fatti incontrovertibili.
La sua vicenda politica iniziò con l’iscrizione al Psi nel 1951, a soli 17 anni d’età. Nel 1968 fu eletto deputato e nel 1983 si trovò a capo del primo governo italiano guidato da un socialista (resterà in carica fino al 1987, un primato superato solo da Berlusconi). Finché la sua brillante carriera s’infranse nel maremoto di «Mani Pulite», una sorta di febbre tropicale che travolse tutti i partiti (tranne, ovviamente, l’intoccabile PCI e l’estraneo MSI), col contorno di sedici suicidi in carcere e centinaia di innocenti perseguitati, imprigionati e completamente scagionati quando ormai la loro vita era stata rovinata per sempre. Nell’agosto 1993, ormai vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico (un giornalista convinto di essere sempre il primo della classe lo ribattezzò «il cinghialone»), pronunciò alla Camera il suo ultimo discorso politico: un’autodifesa che fu in realtà – vista con gli occhi dello storico – una difesa della «Prima Repubblica». Dopodiché, gravemente ammalato, si ritirò nella sua casa di Hammamet, in Tunisia, dove morì il 19 gennaio 2000.
Dai contenuti e dai resoconti di innumerevoli colloqui privati con Craxi di cui è ricco il libro di Pini, traggo una frase pronunciata dall’ex leader socialista: «”Guai ai vinti”, dicevano gli antichi romani. Guai perché i vinti lo sono due volte, nella loro vita e dopo, perché la storia la scrivono sempre i vincitori. Ecco, sto cercando di combattere perché almeno la storia sia scritta in modo vero». Lo ha fatto per lui Massimo Pini, che ne fu l’amico sincero e il confidente, e stava accingendosi a scriverne con lui, a quattro mani, la biografia, quando il tempo mancò per la morte prematura di Craxi. «Chi mi difenderà quando non ci sarò più?», domandava afflitto, ormai su una sedia a rotelle, all’amico Pini. E Pini giurò a se stesso che avrebbe fatto luce su tante ingiustizie e tante calunnie. E anche su tante pagine ignorate ma fondamentali della storia d’Italia nel «decennio» craxiano. Come quella riguardante le consultazioni del 1983 e la legittimazione definitiva di Giorgio Almirante e del MSI.
Già una volta, prima del 1983, Craxi era stato sul punto di assumere la carica di presidente del Consiglio. Era avvenuto dopo le elezioni politiche del 1979 e la conclusione della drammatica legislatura segnata dall’offensiva sanguinaria del terrorismo di estrema sinistra. Andreotti, capo del governo, aveva rimesso l’incarico nelle mani del presidente Sandro Pertini, lasciandogli intendere che era giunto il momento di un presidente del Consiglio socialista. L’incontro tra Pertini e Craxi avvenne il 9 luglio 1979. I democristiani Cossiga e Forlani appoggiavano la nomina del giovane segretario socialista, ma la segreteria della DC (Zaccagnini) e il resto del partito cattolico non erano d’accordo. Fu a questo punto che Craxi fece capire chiaramente che era disposto ad appoggiare un nuovo governo DC purché guidato da Cossiga. Perché Cossiga e nessun altro? Così Massimo Pini ricostruisce i fatti:
«”Perché di me si fidava”, ricorda Cossiga, che all’epoca era presidente della Commissione Esteri della Camera. Egli peraltro ricambiava fin dal primo incontro con Craxi, avvenuto nel novembre 1978, durante la campagna elettorale in Trentino Alto Adige. “Quella persona mi ispirò simpatia e mi colpì per una non comune intelligenza politica e per un’immediatezza che tradiva una totale sincerità. Non era, né poi si rivelò ai miei occhi, un uomo che sapesse dissimulare”. L’apprezzamento del sardo Cossiga per il siculo-milanese Bettino era davvero ampio, al punto che a Craxi veniva riconosciuta la lealtà anche nell’affare Moro». E difatti, durante il sequestro di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, Craxi era stato l’unico ad essersi battuto per salvare la vita del presidente della DC, anche a costo di cedere al ricatto dei terroristi. Ma nel suo umanissimo tentativo era stato lasciato solo.
Il grande momento storico di Craxi, ricostruito nel capitolo «L’ora più bella» del libro di Massimo Pini, giunse nel 1983, l’anno delle elezioni politiche anticipate. «Le abbiamo chieste», dichiarò Craxi a «Le Monde», «per uscire da una grande confusione e gettare le basi di un programma da svolgere in parecchi anni, non necessariamente in una legislatura». Fu una campagna per la prima volta giocata più attraverso gli schermi televisivi che con i sistemi tradizionali dei comizi in piazza e della mobilitazione delle sezioni di partito. «Mentre la Rai», scrive in proposito Pini, «era obbligata, dalla Commissione parlamentare di vigilanza, a far passare i messaggi politici solo nelle piuttosto noiose Tribune elettorali, le televisioni di Silvio Berlusconi, Canale 5 e Italia 1, vendevano spazi per spot elettorali, e il Psi di Craxi se ne servì largamente».
Alle elezioni del giugno ‘83 il Psi passò dal 9,8 alll’11,4%, mentre la DC precipitava dal 38,3 al 32,9%. Il PCI si era fermato al 29,9%. Benché Craxi si fosse aspettato di più, l’aumento dei voti fu la carta vincente che spinse il presidente Pertini a conferirgli per la seconda volta l’incarico di formare il governo. E ciò malgrado tra i due non corresse buon sangue: intransigente e feroce, Pertini, nel suo antifascismo fuori tempo massimo, tollerante Craxi verso tutti i partiti con regolare cittadinanza democratica. Pini ricorda le parole di Craxi: «E’ vero, Sandro mi detesta. Però vuole passare alla storia come il Presidente che ha portato a Palazzo Chigi il primo socialista. Preferirebbe qualunque altro a me, ma purtroppo il solo socialista a cui può dare l’incarico sono io». E qui avvenne lo sdoganamento del MSI. Ancora dal libro di Pini: «Nel 1983 Craxi ripeté la procedura del 1979, con la sfilata delle delegazioni dei partiti davanti al presidente incaricato, nella sala riservata ai presidenti del Consiglio a Montecitorio: un fatto senza precedenti. Ma sensazionale fu la decisione di ammettere alle consultazioni il Movimento Sociale Italiano. In un’intervista a Gustavo Selva per il “Gazzettino”, il 27 aprile 1984, il segretario del MSI Giorgio Almirante ricorderà che “l’onorevole Craxi, di sua iniziativa, ebbe a dire testualmente che non aveva mai considerato valida nei nostri confronti la politica dell’arco costituzionale, e che era suo intendimento abolire ogni ghettizzazione nei confronti di qualsivoglia forza politica presente in Parlamento”. Almirante ringraziò, prese atto e promise una “opposizione costruttiva”. Era stata così sfatata da Craxi la formula inventata da Ciriaco De Mita, che, emarginando la destra postfascista, favoriva obiettivamente i comunisti».
Ecco la dimostrazione – se ve ne fosse bisogno – che Craxi fu non solo un accorto politico (e basterebbe ricordare il Concordato con la Chiesa e l’episodio di orgoglio nazionale di Sigonella), ma un vero patriota. Esattamente come quei grandi personaggi del Risorgimento, Giuseppe Garibaldi in testa, cui di continuo si rifaceva. Arrivò anche la sua riabilitazione, sia pure in ritardo. Il 17 gennaio 2003, in occasione dell’inaugurazione della Fondazione Craxi ad Hammamet, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini dichiarò: «Sono venuto ad onorare Bettino Craxi, che fa parte a pieno titolo della storia italiana del dopoguerra». L’anno seguente, toccò al presidente del Senato Renato Pera rendere omaggio alla tomba di Craxi. Significative rimangono le parole pronunciate da Craxi in punto di morte e trascritte da Pini: «Tornerò presto, ma non da vivo. Non rientro per farmi mettere agli arresti domiciliari perché sarebbe il riconoscimento della legittimità di “mani pulite”. La mia tesi è invece che “mani pulite” è stato solo un complotto».
8 commenti su “Memorie di un’epoca – Craxi: perseguitato ma patriota – di Luciano Garibaldi”
Ricordo benissimo – a proposito di mani pulite – una puntata di una quindicina di anni fa della trasmissione di Vespa “Porta a porta”; ospite l’ex magistrato Tonino Di Pietro. Alla domanda di un altro ospite sul perchè nessun appartenente del partito comunista fu mai coinvolto in mani pulite, il Di Pietro rispose che un giorno gli fu rubata la valigetta 24 ore con tutti i nomi dei militanti del PCI di cui lui stava indagando. E quindi non potè fare nulla; un po’ strano, come faceva a non avere una copia di tutto data l’estrema delicatezza del materiale?! Purtroppo non credo che esistano registrazioni di questa puntata; l’anno sarà stato il 1998, il 1999 o al massimo il 2000.
Da ricordare sul personaggio politico Craxi, che fu l’unico presidente del consiglio che si oppose in maniera dura e netta agli Stati Uniti ai tempi dell’Achille Lauro intorno alla metà degli anni ’80; era nota la sua riluttanza verso gli americani.
Ha pagato a caro prezzo il suo fiero anticomunismo. Cinque partiti politici polverizzati e a tutt’oggi la nefasta ideologia imperversa ancora sotto le sembianze più disparate e perniciose. Muta d’aspetto, talora la denominazione, ma la sostanza venefica resta la stessa. Come “alien”.
Leggendo questa ottima ricostruzione, mi vengono a mente alcune “attinenze”.
– Craxi è stato l’unico a dichiarare “in parlamento”, che molti finanziamenti ai partiti erano illegali..
– Il compagno G, cioè Greganti: si trattò di una tangente di oltre un miliardo di Lire, Ha fatto, non ricordo bene,
2 o 3 anni di carcere (a quanto pare è di nuovo implicato illegalmente nell’Expo). Ma questo traffico illegale ha
avuto come colpevole solo lui…. E I DESTINATARI? SILENZIO ASSOLUTO!
– M.P.S.: il “buco” enorme della Banca diretta da Sinistri che conseguenze ha avuto? E il Sindaco di Siena e il
consiglio comunale PD implicati?
– Della voragine della ASL di Massa, quando era Assessore alla Sanità Rossi si è saputo più nulla?
Non so se ho ricordato bene gli eventi, ma comunque nessuno può negare, credo, che i misfatti Sinistri finiscono
in genere nel silenzio, a meno che non ci sia qualcuno da far fuori..
Sono umbro, perugino, e mi permetto di aggiungere un’ interrogativa alle Sue, così stringenti: e i misfatti della M.R. Lorenzetti alla Italfer? Per tacere dei misfatti nella sanità umbra durante i suoi anni di governatorato? Ma la moglie di Cesare.. pardon la SINISTRA è al di sopra…
Concordo in pieno con la sig.ra Paola B.
Finalmente un po’ di luce su Craxi. Sono sempre stato contro le sinistre di qualsiasi tipo, ma ho sempre riconosciuto a Craxi un forte senso della Patria e la capacità di stare al tavolo dei “grandi” da italiano vero e non da leccapiedi come la maggior parte dei presidenti del consiglio avuti in questa vergognosa repubblica. L’ho capito ancora di più proprio nella vicenda di “mani pulite” (o piuttosto grondanti sangue, ma quelle dei magistrati palesemente politicizzati alla Di Pietro che hanno portato al suicidio un sacco di gente) dove veniva sferrato un crudele quanto vigliacco e falso attacco a quanti si erano opposti all’avanzata del PCI. Ho sempre avuto rispetto per le istituzioni anche quando a presiederle c’erano persone non di mio gradimento e ancora ricordo l’impressione che mi fece vedere Forlani atterrito come un bambino di fronte alle urla di Di Pietro e lo sbigottimento di Craxi mentre la folla dei giustizialisti gli lanciava monetine. Grazie per aver ristabilito un po’ di verità.
Apprezzo molto l’articolo. Non bisogna però dimenticare le posizioni di Craxi su divorzio e aborto. Anche il suo amore per il risorgimento e per G. Garibaldi già allora mi infastidiva.
Ottimo articolo. Tutti I veri lestofanti e politici di serie D stanno man mano facendo la fine che meritavano. Il PSI, Craxi e le sue idee resteranno e vivranno perché rivolte all’interesse delle persone, del lavoro come liberazione e all’afermazione dei diritti di ognuno e di tutti.
Non ci interessa di convincere ancora (sarebbe del tutto inutile) coloro che erano e sono prevenuti non tanto verso il PSI e Craxi, ma verso le proposte, le idee e le battaglie che lui ed I socialisti hanno fatto. ..E continueranno a fare.