Memorie di un’epoca – rubrica mensile a cura di Luciano Garibaldi
biografie, eventi, grandi fatti, di quel periodo in cui storia e cronaca si toccano
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8 – venerdì 31 ottobre 2014
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Furono due i Papi che condannarono il veleno del comunismo
di Luciano Garibaldi
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Se c’è un grande Pontefice da ricordare, da commemorare e da venerare, questi è Pio XII, Eugenio Pacelli, il Papa che condannò nazismo e comunismo. E, per noi italiani, il Papa che ci evitò di cadere nella voragine del comunismo sovietico, emettendo il decreto di scomunica nei confronti di tutti coloro che avessero votato per il PCI e contribuendo in tal modo alla vittoria decisiva della Democrazia Cristiana nelle elezioni del 18 aprile 1948. Pochi sanno, però, che le ragioni addotte dal Pontefice per prendere quella storica decisione furono esattamente le stesse per le quali, il 19 marzo 1937, il suo predecessore, Pio XI (al secolo Achille Ratti, 1857-1939, già arcivescovo di Milano e Pontefice dal 1922), aveva pubblicato l’enciclica «Divini Redemptoris».
Quel documento esordiva affermando, in linea di principio, che il comunismo, presentandosi agli uomini sotto l’allettante forma di “rivoluzione”, rappresentava il più subdolo attacco alla civiltà cristiana. “In particolare”, scriveva Pio XI, “il comunismo bolscevico e ateo mira a capovolgere i fondamenti della civiltà”. Come? Sostenendo che l’uomo altro non è che “una forma della materia che si evolve”, sicché all’uomo-individuo non è riconosciuto alcun diritto naturale. Da questa premessa scaturiscono i dettami di fondo dell’ideologia comunista: la negazione del diritto alla proprietà privata, alla libertà religiosa, al matrimonio indissolubile (in quanto la famiglia è considerata una istituzione artificiale), alla educazione dei figli, che appartengono alla collettività e alla cui formazione, dunque, deve provvedere lo Stato, anzi il Partito. Per raggiungere i suoi scopi – scriveva il Papa nella prima parte dell’enciclica – il comunismo è costretto ad esercitare la violenza più totale e a distruggere con ogni mezzo, fin dalle sue basi, la civiltà e la religione cristiane.
In proposito, Pio XI elencava minuziosamente gli orrori compiuti dai comunisti in Russia, in Messico e in Spagna, eventi che oggi sono pane quotidiano persino per gli ex comunisti redenti, ma per affermare i quali occorrevano, all’epoca, coraggio, lungimiranza e grande dirittura morale. Come infatti il Pontefice denunciava, sempre in quella famosa enciclica, a causa della scarsa conoscenza della vera natura del comunismo, “molti sono sedotti dalle sue abbaglianti promesse di migliorare la sorte delle classi lavoratrici”, colpa anche di una sorta di congiura del silenzio di una gran parte della stampa mondiale non cattolica, che taceva gli orrori commessi dai comunisti “grazie a decisioni prese da forze occulte che ritengono di potere accordarsi con il comunismo per i loro fini di dominio economico del mondo intero” (perfetta descrizione del mondo capitalista che si è perpetuata fino ai nostri giorni).
Al comunismo, Pio XI oppone la dottrina sociale della Chiesa, già magistralmente illustrata da Papa Leone XIII nella enciclica “Rerum novarum” e da lui stesso, Pio XI, nella “Quadragesimo anno”. Due documenti fondamentali nei quali si fondono doveri, diritti e “pietas”. Ogni persona ha “diritto alla vita, all’integrità del corpo, ai mezzi necessari all’esistenza, all’associazione, alla proprietà e all’uso della proprietà”. Basterebbero queste parole per fare da guida ad ogni Stato correttamente organizzato e gestito. Ma quel grande Pontefice va oltre. E ammonisce che “i mezzi per salvare il mondo dalla triste rovina nella quale il liberalismo amorale ci ha piombati non consistono nella lotta di classe, nel terrore, e meno che mai nell’abuso del potere statale, ma nel sentimento di amore cristiano e in un ordine economico e sociale in cui i diritti dei singoli siano riconosciuti secondo giustizia”.
La storia dei secoli passati, in particolare la storia della Chiesa, ci può aiutare a capire e ad abbracciare questi princìpii. Non a caso – ricorda Pio XI – fu il Cristianesimo a rivendicare per primo la dignità dell’uomo, predicando l’abolizione della schiavitù. In conclusione, la “Divini Redemptoris” elenca i rimedi per opporsi efficacemente al comunismo, anzi, alle illusioni e agli inganni del comunismo, e indica per primo “la carità e la giustizia praticate sia dai datori di lavoro sia dai lavoratori”. Per concludere con un appello a tutti gli uomini di buona volontà, anche se non sono cattolici e non sono cristiani, affinché lealmente concorrano ad impedire la propaganda atea e violenta, affinché non diano pretesti ai comunisti “amministrando la cosa pubblica in modo prudente sobrio”, affinché aiutino “i poveri e i disoccupati”. Con una esortazione finale rivolta “a quegli stessi nostri figli che sono già intaccati dal male comunista, affinché abbandonino la via sdrucciolevole che travolge tutti in una immensa, catastrofica rovina, e riconoscano che l’unico salvatore è Gesù”.
Particolare da non sottovalutare: cinque giorni prima, il 14 marzo di quel 1937, Pio XI aveva pubblicato l’enciclica dal titolo “Mit brennender Sorge”, di condanna definitiva e totale dell’ideologia nazista.
7 commenti su “Memorie di un’epoca – Furono due i Papi che condannarono il veleno del comunismo – di Luciano Garibaldi”
Due papi condannarono il comunismo ateo ed omicida, responsabile di centinaia di milioni di morti a livello mondiale (molti di più della shoa) e due papi lo sdoganarono e vi scesero a trattative (accordo di Metz per il CVII, Ostpolitik); e adesso li beatificano e canonizzano, oggi che la Chiesa è tutta cattocomunista, oltre che filoprotestante ed ecumenista al massimo (e non dimentichiamoci le infiltrazioni massoniche nel clero,a tutti i livelli, con il che il panorama desolante del neomodernismo si completa). Per me, i veri papi santi del ‘900 si fermano a S. Pio X, anche se ho una forte ammirazione per Wojtyla, almeno sul lato della praxis, dell’amore sviscerato per Maria SS.ma e per l’invito ad aprire le porte a Cristo (ma il suo entourage, purtroppo, era modernista al massimo grado).
Bello l’ articolo, anche perche’ se il comunismo e’ archiviato dopo il crollo dell’ URSS, si presenta oggi in forme piu ingannevoli e insidiose.L’importanza di Pio XI talvolta non si coglie perche’ sminuita al confronto con Pio XII, ma il paragone non regge,come tra Coppi e Bartali. Diverse le epoche,diversi i problemi e situazioni politiche che i due pontefici hanno dovuto affrontare. Pio XI e’ stato criticato per le sue posizioni accomodanti verso Mussolini, mentre fu sempre uno spirito libero e fece tutto in coscienza. Amante della radio era aperto al mondo moderno tanto da capire prima di altri i pericoli che incombevano su di esso. Nei suoi interventi sono gia’ presenti tutte le tematiche che caratterizzeranno i decenni seguenti anche del periodo postbellico.
Ahimè, anch’io ho l’impressione che sulla china scivolosa non ci siano soltanto coloro che si professano comunisti (e sono assai pochi) ma anche coloro che si professano moderati. E massimamente vedo precipitare la Chiesa, sia i vertici sia la base, composta di parrocchie che ricordano tristemente le congregazioni protestanti. Su Papa Woitila anch’io nutro dei dubbi dottrinali ma comunque resta una bella personalità, un guerriero della fede, che ha avuto il merito di contribuire alla caduta dell’URSS e pertanto il suo posto nella storia per così dire laica ce l’ha.
Purtroppo penso anch’io, come dice Marina, che sulla china scivolosa ci siano anche i moderati.
Anzi proprio loro, o quasi tutti loro, con la grande bontà ecumenica, anzi ecumenista, con la
misericordina, che professano, stanno scivolando precipitosamente nel baratro preparato con
grande subdola capacità dal demonio.
Condivido il parere di Ulysse che il Comunismo si è trasformato peggiorando. Esso sta ora portando avanti la battaglia di quel famoso Manifesto. Tutte le proposizioni di quel decalogo sono ora il progetto politico ed antropologico della odierna sinistra, anzi di tutta la sinistra occidentale. Programma che si può riassumere in questo slogan: Totale libertà ai desideri e alle istanze individuali – L’uomo è l’unico arbitro di se stesso.
Ed è proprio quello che sta accadendo,infatti. Vediamo come si sta distruggendo la famiglia e la gioventù. Da alcuni giovani liceali (maschi) ho avuto questa confidenza: di fronte all’intraprendenza delle loro colleghe che prendono l’iniziativa obbligandoli quasi ad avere il rapporto, hanno confessato che dopo le prime esperienze ne hanno la nausea e vedono in ciò qualcosa che li deprime e mi han chiesto come succedeva ai tempi miei (sessanta anni fa). Se siamo giunti a questo, solo Dio ci può…
Volevo rispondere a marina, di cui condivido in pieno l’ intervento, segnalando a tutti l’articolo apparso oggi su unafides33, dal titolo “il falso profetismo del clero mondano”‘, che trovo molto bello oltre che convincente. Se gran parte dei sacerdoti ha perso in parte o del tutto quel sensus fidei, ragione d’essere di ogni cristiano, questo vale ancor piu’ per i laici.
Quando potremo vedere santo Pio XII?