Scriptorium
Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi
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Lo specchio della carità – di Aelredo di Rievaulx. Un libro che si apre con un interrogativo elementare, ma che sta alla base del vivere: «che cos’è l’amore»? Anche oggi andrebbe posta questa domanda, soprattutto a certi pastori della Chiesa che hanno partecipato attivamente al Sinodo straordinario sulla famiglia. La risposta viene sviluppata in tutto il libro ed è quella che va ad arricchire, a completare ed approfondire le risposte date dalla Tradizione della Chiesa: nella Sacra Scrittura, in San Paolo, nei Padri della Chiesa, in particolare in sant’Agostino, offrendo un percorso ascetico sublime, con tappe precise, capaci di offrire un sorprendente quanto salutare nutrimento alle anime.
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Quindici giorni fa avevamo parlato del monaco anglosassone sant’Aelredo, abate dell’ Abbazia cistercense di Rievaulx, e del suo straordinario trattato teologico L’Amicizia spirituale. Tale opera sommata a Lo specchio della carità (pubblicato da Cantagalli) gli valse il titolo di Dottore dell’amicizia spirituale cristiana. Vale la pena addentrarci in quest’altro capolavoro dottrinale della Chiesa cattolica, espressamente richiesto da san Bernardo di Chiaravalle al trentaduenne abate Aelredo, nel quale aveva rimirato talento e santità. Davvero curioso come san Bernardo insistette per essere esaudito e come mise in campo tutte le sante astuzie per piegare il suo pupillo. Scriveva, infatti, in una lunga lettera, dove si evince l’insistente reticenza di Aelredo, per umiltà, nel porre mano ad un’opera interamente dedicata alla disamina teologica della carità:
«Non a te dunque, ma al suo nome dà gloria [a Dio]. […] Ricordandosi delle sue meraviglie, il misericordioso Signore, per risollevare abbondantemente la speranza dei peccatori: cieco, ti illuminò; ignorante, ti istruì e inesperto, ti ammaestrò. Tutti sanno che quello che offri non è tuo! Perché allora arrossisci, perché hai paura, perché cerchi di nascondere? Perché al comando della voce del donatore rifiuti di distribuire il dono? Hai paura che ti accusino di presunzione, o temi forse l’invidia di qualcuno? Come se mai qualcuno avesse scritto qualcosa di utile senza essere invidiato; o potessi essere accusato di presunzione tu, un monaco che obbedisce al suo abate!
Ti comando dunque nel nome di Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio affinché non indugi più oltre nello stendere delle note sulle cose che conosci per lunga meditazione: l’eccellenza della carità, il suo frutto, il suo ordine. Che si senta che cos’è la carità e quanta dolcezza si prova al possederla; e quanta schiavitù si prova nella cupidigia che gli è contraria. […] Mostrerai infine come in uno specchio, nella tua opera, con quale discrezione la carità va praticata. Per restare a tuo agio, porrai questa mia lettera all’inizio del libro, così si attribuirà, non a te che hai obbedito, ma a me che te l’ho comandato contro tua voglia, tutto quello che al lettore non fosse gradito nello Specchio della Carità (è questo infatti il titolo che metto al volume). Amato fratello, ti saluto in Cristo» (pp.79-80).
L’umilissimo teologo Aelredo, all’opposto dei teologi rivoluzionari dell’età contemporanea, pieni di sé e poco-niente di Dio, finalmente si decise… e prese carta e penna.
Lo specchio della carità si apre con un interrogativo elementare, ma che sta alla base del vivere: «che cos’è l’amore»? Anche oggi andrebbe posta questa domanda, soprattutto a certi pastori della Chiesa che hanno partecipato attivamente al Sinodo straordinario sulla famiglia. La risposta viene sviluppata in tutto il libro ed è quella che va ad arricchire, a completare ed approfondire le risposte date dalla Tradizione della Chiesa: nella Sacra Scrittura, in San Paolo, nei Padri della Chiesa, in particolare in sant’Agostino, offrendo un percorso ascetico sublime, con tappe precise, capaci di offrire un sorprendente quanto salutare nutrimento alle anime, un nutrimento che la stragrande maggioranza dei parroci, dei vescovi e finanche del Pontefice non stanno più offrendo a discapito dell’amore di tutti e per tutti.
Secondo sant’Aelredo di Rievaulx ogni creatura riceve da Dio una natura, una bellezza, un’utilità (natura, species, usus), ma soltanto l’uomo è creato ad immagine di Dio. La memoria, l’intelligenza, la volontà libera ne fanno un’autentica immagine della Trinità. L’uomo è essere intermedio fra gli angeli e le creature irrazionali, capace e assetato di felicità, cioè di Dio. Tuttavia egli, posto in tanta dignità, non corrisponde ad essa perché pecca. É questione di inclinazione e di scelta cosciente, e scegliendo il peccato l’individuo cade in uno stato di profonda miseria. Il grande tentatore, Satana, oggi sta compiendo un vero e proprio assalto alla Chiesa nella sua dimensione naturale: i separati che convivono per “amore” e i divorziati risposati per “amore” potrebbero prendere la Santa Comunione… Perché no? In nome dell’ “amore” tutto deve essere permesso… anche il sacrilegio di una Santa Ostia presa da un soggetto in peccato mortale. Inoltre potrebbe essere riconosciuto l’ “amore” fra le coppie omosessuali. Perché no? La cupidigia, la lussuria e tutti i vizi capitali (peccati mortali) perché non possono essere accolti nella misericordia della Chiesa? Perché nel cosmo (dal greco κόσμος, kósmos) vige un ordine, un ordine anche e soprattutto nell’amore. Il cosmo esiste secondo una legge dell’ordine, che è insita in ogni creatura ed esige da ciascuna che prenda il suo posto nell’universo e dunque esige dall’uomo che ritrovi la sua nobiltà primitiva. Il peccatore, dunque, come nella parabola del figliol prodigo, viene accolto dal padre a braccia spalancate e con ogni onore non quando pecca, ma quando fa ritorno a casa ed è pentito per ciò che ha fatto.
Non ci sono titubanze nell’autore cistercense: «La salvezza viene da Cristo», senza di Lui non c’è speranza. Il Salvatore non viene a portare qualcosa di completamente nuovo (tragico errore di coloro che definiscono Cristo e il suo insegnamento «rivoluzionari»), ma è venuto a riparare ciò che esisteva già prima e continua a ripararlo attraverso i sacramenti impartiti dai suoi sacerdoti. È Cristo crocifisso che salva e restaura perfettamente l’immagine divina che c’è in ogni persona. «È la contemplazione della sua carne redentrice che vince definitivamente la grande battaglia contro la cupidigia. È attraverso l’infusione della carità di Cristo e la sua pratica costante che si restaura completamente l’ “immagine” divina nell’anima» (p. 42).
L’ordine nell’amore è essenziale perché l’anima viva in eterno. Sant’Aelredo parla di «sabato eterno», ovvero della carità divina che costituisce per sempre il riposo di Dio, a cui tutta la creazione tende ed è chiamata:
«… il riposo di Dio è la sua carità: e con ragione. Infatti disse: “Il Padre ama il Figlio e gli mostra tutto quello che fa” (Gv. 5, 20); e ancora: “Come Io ho osservato i precetti del Padre e resto nel Suo amore” (Gv 15, 20); e lo stesso Padre: “questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (2 Pt 1, 17). Questa è la vicendevole predilezione del Padre e del Figlio; il dolcissimo amore, l’abbraccio pieno di grazia, la carità beatissima con cui il Padre riposa nel Figlio e il Figlio nel Padre; questa è certamente d’ambedue l’imperturbabile requie, la pace sincera, l’eterna tranquillità, l’incomparabile bontà, l’indivisibile unità. Questa unità d’ambedue, nella quale, anzi, ambedue sono una sola cosa, dolce, soave, gioconda, la chiamiamo Spirito Santo. Egli stesso, certamente, si è scelto questo termine, che è comune ad ambedue. Infatti, pur essendo il Padre e il Figlio ambedue “Spirito” e ambedue “Santi”: tuttavia questi che procede da entrambi come loro carità e unità sostanziale, si dice in modo proprio Spirito Santo…» (p. 43).
Essendo l’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ogni volta che si allontana dal Signore con un peccato mortale e senza pentimento, per Giustizia, si preclude da sé l’accesso al Paradiso. San Paolo esorta ad essere pazienti e forti in tutto perché il Padre «ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati» ( Col 1, 13-14).
Attualissima la disamina del monaco del XII secolo a fronte della concessione dei peccati di una moderna e deviante pastorale, che riconduce inevitabilmente ad una moderna e rivoluzionaria dottrina.
La carità è la restaurazione dell’immagine di Dio in noi. Alla carità si rifanno tutta la Legge e i Profeti, come pure le quattro virtù cardinali. Nonostante la sua complessità e la sua estensione a Dio, al prossimo, a se stessi, la carità possiede un’ammirabile unità ed una sovrana identità in tutte le manifestazioni: logicamente la carità che ha Dio per oggetto è, in se stessa, l’anima di tutte le altre forme di carità. La carità (della quale San Paolo ha intessuto un sublime inno) è il termine che tutto riassume ed è quello che esprime la pienezza: «verbum consummans, verbum abbrevians».
La carità è tanto meravigliosa che permetterà a ciascuno nella vita eterna di condividere la beatitudine di sé e di tutti gli altri in Dio. Il trattato analizza ogni manifestazione dell’amore. I momenti fondamentali dell’amore sono: l’elezione, la tendenza, la fruizione. L’amore, dice il monaco cistercense scozzese, è una «forza dell’anima razionale». Egli ripete senza stancarsi che è molto pericoloso giudicare o agire guidati solo dal sentimento, il quale, lasciato a se stesso, può facilmente condurre all’inganno e alla falsità. I sentimenti, privati della misura della ragione, sfuggono al dominio della volontà; si manifestano improvvisamente; sono di breve durata; sono ciechi, violenti, esagerati; possono risultare in lotta reciproca. Inoltre l’autore spiega il transfert, ossia il passaggio da un sentimento ad un altro, più nobile o più basso. Di transfert – termine che tutti credono legato alla psicologia – parlava già sant’Aelredo, che davvero sapeva studiare la natura delle persone e non solo la loro psicologia, ma l’anima!
La sua concretezza sorprende anche gli uomini “adulti” del Duemila, avvezzi al linguaggio dell’orgoglio e della superbia; l’umile teologo medioevale, colmo di talento e di Fede, mette i contemporanei, conquistatori dei progressi della conoscenza di sé e del cosmo, al tappeto… in queste pagine veniamo realmente a comprendere che cos’è l’amore e i segreti per come viverlo e realizzarlo al meglio. In questo anno che ha visto un drammatico e sconcertante Sinodo straordinario sulla famiglia, in attesa di un altro ordinario del 2015, le pagine de Lo specchio della carità offrono realisticamente (e senza utopie e ideologie) una luce consona sulla verità dell’amore che muove ognuno, tutti e l’universo.
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Lo specchio della carità – di Aelredo di Rievaulx – ed. Cantagalli (pag. 324, € 10,35) – per acquisti on line inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui