Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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La libertà tirannia di Luigi Taparelli d’Azeglio con la presentazione di Gianandrea de Antonellis. L’Autore non si limita ad esaminare i principi messi in discussione dalla politica di aggressione liberale e massonica del Risorgimento italiano, ma si occupa di difendere l’ordine tradizionale in un discorso politologico molto più ampio e che assume una validità nostra contemporanea di fronte ad un panorama europeista drammatico nella sua anticristianità e antiraziocinità.

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zzzzlalibertatiranniaLuoghi comuni, retorica, errori ed eresie dovrebbero cancellare duemila anni di storia? Secondo Enzo Bianchi, che rimpicciolisce l’Onnipotente e l’Onniscente con il suo corto metro di misura, così dovrebbe avvenire: «Dio confessa che in lui, nel suo cuore, c’è un sentimento che lo vince, che gli va contro, ed è la misericordia che vince sulla giustizia. Egli è Santo, è Altro da noi, per questo non esegue la giustizia come gli umani: la santità di Dio è innanzitutto misericordia, che si fa sempre anche perdono».

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L’Onnipotente e Onnisciente si fa piegare da un sentimento?

La misericordia vince la giustizia?

La  misericordia di Dio si fa sempre perdono?

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In questa breve proposizione Bianchi polverizza la Chiesa e ne crea una nuova, forgiando, di rimando, un Dio suo, tutto personale, che non esiste. Dio non può andare contro se stesso che è l’Essere Perfetto, tuttavia il fondatore della Comunità di Bose sostiene che il sentimento della misericordia del Signore va contro Se stesso… e per sostenere un tale concetto critica la Chiesa ante pontificato di Papa Francesco:

«Dobbiamo riconoscerlo umilmente: in tutta la storia della Chiesa la misericordia ha scandalizzato, e per questo è stata poco esercitata. Quasi sempre è apparso più attestato il ministero di condanna piuttosto che quello della misericordia e della riconciliazione. Basterebbe leggere la storia con attenzione, soprattutto quella dei Concili, per vedere con quale sicurezza lungo i secoli si è usata la parabola della zizzania, pervertendola». Non certo pervertendola, perché la Chiesa, da buona madre, ha sempre difeso gli assalti delle anime dall’errore, che tutto accetta, comprese le minacce del peccato, sia veniale, che mortale. Il relativismo di cui è imbevuta la predicazione di Bianchi gli fa affermare: «nella Chiesa si è indicato il nemico, il diverso come zizzania, autorizzando il suo sradicamento».

Lasciando perdere ciò che dice Enzo Bianchi, che di giorno in giorno dissemina inesattezze basate sulle proprie convinzioni demagogiche, ridondanti di luoghi comuni della cultura liberalista, leggendo il Vangelo a proprio uso e consumo, proponiamo un libro edito da Solfanelli impostato sulle certezze della filosofia e della teologia delle certezze della Verità portata da Gesù Cristo: La libertà tirannia di Luigi Taparelli d’Azeglio con la presentazione di Gianandrea de Antonellis. Gli interventi di Padre Taparelli d’Azeglio S.J. sono veri e propri saggi di diagnosi epistemologica del pensiero, che trascendono gli avvenimenti per esaminare i principi messi in discussione dalla politica di aggressione liberale e massonica del Risorgimento italiano; ma l’autore non si limita alla critica del suo presente, ma si occupa di difendere l’ordine tradizionale in un discorso politologico molto più ampio e che assume una validità nostra contemporanea di fronte ad un panorama europeista drammatico nella sua anticristianità e antiraziocinità.

Nel saggio che dà il nome all’intera raccolta, l’autore gesuita prefigura il «Grande Fratello», di cui parlerà anche George Orwell, affermando, sulla scorta di Donoso Cortés, che ormai lo Stato può utilizzare i mezzi moderni per opprimere i suoi sudditi, dopo aver abolito la religione ed averla sostituita con il centralismo amministrativo. Dall’annientamento della religione all’annientamento della ragione per controllare sempre meglio e sempre più la società ed isolare o reprimere il pensiero dissidente.

La storiografia si sofferma sui liberali Roberto (1790-1862) e Massimo (1798-1866) Taparelli d’Azeglio, senatori del Regno d’Italia, ma si astiene dal ricordare la splendida figura del fratello, Padre Luigi, al secolo Prospero, cofondatore e direttore, insieme a Padre Carlo Maria Curci S.J. (1809-1891), de «La Civiltà Cattolica». Egli si contrappose, con la sua grande intelligenza, attraverso libri, articoli, libelli e vivaci dibattiti pubblici, alle modalità con le quali veniva compiuto il Risorgimento italiano ai danni della Chiesa. Era il quarto di otto figli di Cesare (1763-1830), conte di Legnasco e marchese di Montanera-d’Azeglio e della contessa Cristina Morozzo di Bianzé (1770-1838).

Nacque a Torino il 24 novembre 1793 e morì a Roma il 21 settembre 1862. Il padre era membro attivo delle Amicizie Cattoliche, sorte grazie al Venerabile Pio Brunone Lanteri (1759-1830). Dopo un corso di Esercizi spirituali, guidati proprio da Lanteri, sentì la chiamata religiosa. Abbandonò così gli studi all’ École spéciale militaire de Saint-Cyr di Parigi, per entrare nel Seminario del capoluogo subalpino e poi a Roma, nel noviziato dei Gesuiti di Sant’Andrea del Quirinale. Con l’abito religioso, quell’abito dei figli di sant’Ignazio, che tanto venne perseguitato dai massoni, assunse il nome di padre Luigi e fu ordinato sacerdote il 25 marzo 1820 dallo zio, il Cardinale Giuseppe Morozzo della Rocca, vescovo di Novara. Studiò con passione San Tommaso d’Aquino ed ottenne a Palermo la cattedra di diritto naturale.

Nel 1843 pubblicò un capolavoro, che divenne alimento per diverse generazioni: il Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, una sorta di enciclopedia di morale, diritto e scienza politica, dove è chiara l’influenza del diplomatico savoiardo Joseph de Maistre. Proprio a d’Azeglio si deve il ritorno, nelle università ecclesiastiche, dello studio del tomismo. Per diversi anni fu rettore dell’Università Gregoriana, dove avviò l’opera di rinascita della filosofia scolastica. I suoi saggi filosofici hanno influenzato la stesura delle encicliche Aeterni Patris e Rerum novarum di Leone XIII.

Dal 1825, allarmato dagli errori morali e politici che le idee di Cartesio avrebbero portato negli Stati europei, Padre Luigi d’Azeglio insiste nel dire che le menzognere idee metafisiche conducono, inevitabilmente, al caos delle società. La «Civiltà Cattolica», sorta per desiderio di Pio IX, il l6 aprile 1850, sarà un contributo di rilievo per la stesura del Sillabo (1864), per il Concilio Ecumenico Vaticano I e per la restaurazione della filosofia tomista.

Accesa fu la sua critica al liberalismo filosofico e politico, tanto da essere definito il «martello delle concezioni liberali». Si scagliò contro lo Stato moderno che subordina la vita sociale all’impero della legge civile, legge sottoposta «al capriccio delle moltitudini» e all’individualismo dei rappresentanti politici. Secondo il gesuita torinese tutto ciò è figlio del Protestantesimo e del Luteranesimo in particolare.

Grande ammirazione per Solfanelli che oggi ci ripropone l’attualissimo suo pensiero. Di fronte alla drammaticità della crisi europea e della stessa Chiesa, la sua speculazione filosofico-politica è più attuale che mai: l’idea che aveva di nazione è strettamente collegata alla tradizione e ai valori spirituali e civili ad essa intrinseci. Ecco che questa lucida mente poteva affermare nel 1857: «Questa Italia già esiste ed ha dalla sua religione principalmente, e poi dalla sua lingua, dai suoi interessi e da mille altre relazioni che cotesti tre elementi producono, quella unità, senza la quale non sarebbe nominabile, né intellegibile (e come potreste dire Italia se Italia non fosse?). Ma poiché essa non è fatta a seconda delle utopie multiformi de’ suoi rigeneratori, essi vogliono ad ogni costo acconciarla a modo loro; e vi assicuriamo che l’acconceranno per le feste».

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La libertà tirannia  – di Luigi Taparelli d’Azeglio – ed. Solfanelli (pag. 112, € 10,00) – per acquisti on line inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui 

3 commenti su “Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”

  1. “Dio confessa che in lui, nel suo cuore, c’è un sentimento che lo vince, che gli va contro, ed è la misericordia che vince sulla giustizia. Egli è Santo, è Altro da noi, per questo non esegue la giustizia come gli umani: la santità di Dio è innanzitutto misericordia, che si fa sempre anche perdono.”
    Una frase simile è possibile dirla solo dopo aver buttato a mare la Bibbia, la teologia, la logica, il Timor di Dio e il secondo Comandamento!

  2. Guai a coloro che chiameranno bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro( Isaia 5:20)
    Lo sa questo, il rag. Enzo BianchI???!!!

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