Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Il completamento dell’Opera Omnia di Sant’Agostino; altri sussidi on-line per una conoscenza approfondita del Vescovo di Ippona

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zzzzcttnv2Nella poderosa Opera Omnia di sant’Agostino, edita da Città Nuova Editrice, spiccano due volumi di notevoli dimensioni: si tratta dellIconografia Agostiniana. Dalle origini al XIV secolo (Vol. XLI/1 – 2011) e Iconografia Agostiniana. Il Quattrocento (XLI/2-2015), curati da Alessandro Cosma, Valerio Da Gai, Gianni Pittiglio. L’affascinante pubblicazione sistematica della iconografia e iconologia del Vescovo di Ippona, dalla nascita fino al XVIII secolo, è il prestigioso coronamento, ossia l’ultimo sussidio della straordinaria edizione bilingue Latino-Italiana dell’Opera Omnia del Sommo Dottore della Chiesa.

In un arco di 40 anni di lavoro, la Nuova Biblioteca Agostiniana, in collaborazione con l’Editrice Città Nuova, ha portato a termine un’impresa monumentale, avvalendosi di 80 curatori e collaboratori, offrendo l’intera produzione di Sant’Agostino, messa a disposizione dei lettori e degli studiosi in oltre 65 volumi, equivalenti a circa 45.000 pagine, con 240 tavole a colori. Il portale www.augustinus.it ha inoltre reso accessibile online l’equivalente dell’intero materiale cartaceo, esplorabile analiticamente grazie ad un motore di ricerca, in versione tradizionale, testuale e tematica.

Nell’Occidente latino, la venerazione per Agostino si sviluppa in modo relativamente lento, intrecciandosi con le vicissitudini legate alla traslazione delle sue spoglie, che giungono a Pavia dopo un periodo in cui furono custodite in Sardegna. Il carattere drammatico di tali spostamenti e soprattutto la complessità dei motivi di ordine politico-istituzionale, oltre che religioso, che ne furono all’origine certamente incidono sulla devozione popolare, contribuendo al formarsi di un’agiografia che privilegia i temi intellettuali e pastorali rispetto a quelli legati al suo potere taumaturgico. Progressivamente, però, l’immagine del santo raffigurato in abiti vescovili si intreccia con quella del Padre della Chiesa, impegnato, meglio dire super-impegnato nelle dispute ereticali, e del maestro, raffigurato nel suo studio, intento a scrivere e commentare la Sacra Scrittura. Il secolo XII è dominato dall’adozione della Regola agostiniana da parte di un numero crescente di comunità ecclesiastiche, che la prediligeranno alla Regola benedettina per la sua maggiore duttilità, in favore di un servizio missionario e pastorale da svolgere oltre i confini del monastero. Questa è l’epoca in cui nascono i mosaici, mentre anche le pitture, le miniature e le sculture non mancano di riferimento al Vescovo di Ippona. Nel secolo successivo il baricentro pastorale si sposta ancora di più al di fuori del monastero e nascono i principali ordini mendicanti e inizia anche la storia dell’Ordine Agostiniano, mentre la Legenda aurea  di Jacopo da Varagine conferisce a sant’Agostino l’auctoritas di un grande santo cattolico.

Grande attenzione (con due volumi, come abbiamo ricordato precedentemente) viene dedicata al secolo XIV, che conosce un incremento straordinario dell’iconografia agostiniana, in senso quantitativo e qualitativo.

In questo contesto non possiamo tuttavia porre sotto silenzio un altro prodigioso sussidio online, quello proposto dall’Associazione storico-culturale «Sant’Agostino» di Cassago Brianza[1], con la sua monumentale mole di informazioni e immagini disponibili, utilissimo punto di partenza per qualunque tipo di indagine iconografica relativa a Sant’Agostino.

zzzziconografia_agostiniana_volume_1Amplissima è l’iconografia del santo Vescovo di Ippona, Dottore della Chiesa e pastore straordinariamente ricco di fede. Fu definito Malleus hereticorum, per la sua continua attività dedita al trionfo dell’ortodossia. Sant’Agostino fu filosofo di spicco della cristianità, a cui si debbono centotredici opere, duecentoventiquattro epistole, cinquecento sermoni. L’arco iconografico preso in considerazione corre in particolare  dal XIV al XVIII secolo. Trittici, polittici, pale d’altare, tele, pannelli, scomparti di predelle, affreschi, miniature, disegni, incisioni – dopo la prima effigie nella Biblioteca del Laterano (VI secolo) – ne affidano innumerevoli immagini, come Vescovo di mezza età o molto anziano, con o senza barba, con un piviale dai colori più vari, di frequente arabescato e fermato sul petto da una borchia d’oro, mitria e guanti, con o senza pastorale, stola riccamente decorata, con una croce, un libro chiuso o aperto, in cui si evidenziano passi dei suoi scritti, in piedi o seduto, in atteggiamento benedicente. A volte viene rappresentato come semplice frate, in saio nero con la caratteristica cintura di cuoio, e, come Dottore della Chiesa, in cattedre elaborate, intento a scrivere o a meditare su codici ponderosi fra cartigli, rotoli, da solo, o accanto a san Giovanni Evangelista, o insieme agli altri Dottori e Padri della Chiesa.

Pastore, mistico, asceta, gli artisti l’hanno raffigurato talvolta con un modello di chiesa in mano, ma spesso con un cuore fiammeggiante, simbolo della sua viva Fede e del suo immenso e traboccante amore per Dio: seduto nel chiuso di una spoglia stanza, avendo celebrato l’umiltà come virtù cristiana di maggior spicco, radice di tutte le altre, viene delineato mentre tre raggi o frecce penetrano nel suo cuore sanguinante, per ricordare il passo delle sue sublimi Confessioni: «Folgorato al cuore da te mediante la tua parola ti amai da solo» o nell’istante in cui gli appare la Santissima Trinità, la Vergine con il Bambino Divino, san Girolamo e san Giovanni Battista. Plurirappresentata, come si potrà notare nel sito poc’anzi menzionato, è la raffigurazione dell’incontro di sant’Agostino, lungo una spiaggia, con il piccolo Gesù: intento a raccogliere l’acqua del mare in una buca, l’Infante divino gli fa presente come sia impossibile comprendere pienamente il mistero della Trinità, così come è impossibile raccogliere tutta l’acqua del mare in quella buca.

Numerosi cicli ad affresco rievocano vicende e tradizioni: diversi sono andati perduti per sempre, soprattutto quelli che si ammiravano nelle lunette dei chiostri di conventi, in particolare italiani e da tempo sconsacrati, così come nelle tante chiese disseminate sul nostro territorio e destinate alla rovina per mancanza di clero, di Agostiniani e disinteresse di Diocesi e Comuni.

Tuttavia sant’Agostino, sia dall’iconografia secolare, sia dalle sue parole che vibrano frementi dagli scritti, è ancora fra noi, a domandare: «Perché date ancora retta alle menzogne degli uomini, e non prestate attenzione alle testimonianze divine? Perché vi fidate ancora di uomini sconfitti, e non credete alla verità, che non è mai stata vinta?»[2].

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[1] http://www.cassiciaco.it/navigazione/iconografia/iconografia.html

[2] http://www.augustinus.it/italiano/donatisti_dopo_conf/index2.htm

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