Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Fatima. Un appello al cuore della Chiesa. Teologia della storia e spiritualità oblativa – di Padre Serafino M. Lanzetta FI – Fatima ci dice che la storia appartiene a Dio e solo alla sua luce possiamo leggerne gli eventi, come minaccia o come promessa: ciò dipende da noi, se lasciamo spazio al Vangelo, Parola di Dio calata nel tempo e nella storia”.

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Fatima è un unicum fra le apparizioni mariane, sia per la sua estensione nel tempo, sia per aver calato il Vangelo nella storia. Per estensione nel tempo: Fatima si colloca geograficamente in un luogo dal significato teologico antico, che rimanda alla conversione di una musulmana e che si ricollega ad una profezia avvenuta nel XV secolo in un monastero domenicano di Bra, in provincia di Cuneo (http://www.cristinasiccardi.it/fatima-e-casa-savoia/) . Per aver calato il Vangelo nella storia: Fatima spiega che la storia appartiene a Dio e non agli uomini, benché interpreti di essa. Un concetto quest’ultimo dimenticato dalla Chiesa di questi decenni, ma non da un teologo del calibro di Padre Serafino Maria Lanzetta FI, il quale spiega nel suo ultimo libro Fatima. Un appello al cuore della Chiesa. Teologia della storia e spiritualità oblativa (casa Mariana Editrice): «Fatima ci dice che la storia appartiene a Dio e solo alla sua luce possiamo leggerne gli eventi, come minaccia o come promessa: ciò dipende da noi, se lasciamo spazio al Vangelo, Parola di Dio calata nel tempo e nella storia. Riflettendo sui fatti prodigiosi verificatisi a Fatima nel lontano 1917, da maggio a ottobre, e preparati due anni prima dalle apparizioni dell’Angelo, scorgiamo un elemento previo molto interessante, su cui dobbiamo soffermarci: Dio è il Signore della storia, Lui la conduce, gli eventi sono una sua permissione per un fine salvifico e non fatti ineluttabili di un destino cieco, prigioniero di anonime forze del male. Se è Dio il Signore della storia, dunque, l’amore e la libertà e non il fato e il destino ci guidano.» (p. 7).

Essendo Dio il Signore della storia, essa non è già scritta a prescindere dalla libertà dell’Onnipotente e dell’uomo, ma può variare, meglio, ritornare alla fonte della Verità se è l’uomo a mutare e ritornare, con la conversione, a Dio e alle Sue leggi. Ecco che Fatima si inquadra in una prospettiva di avvertimento (i castighi annunciati dalla Madonna), di speranza (presa di coscienza dell’uomo di fronte ai propri peccati e consequenziale conversione), di annuncio di vittoria sul male, dopo una tragica battaglia fra bene e male («Infine il mio Cuore Immacolato trionferà»).

Con questo testo, Padre Lanzetta, offre per la prima volta una lettura teologica autentica ed esauriente sugli accadimenti di Fatima: «Riflettendo sui fatti prodigiosi verificatisi a Fatima nel lontano 1917, da maggio a ottobre, e preparati due anni prima dalle apparizioni dell’Angelo, scorgiamo un elemento previo molto interessante, su cui dobbiamo soffermarci: Dio è il Signore della storia, Lui la conduce, gli eventi sono una sua permissione per un fine salvifico e non fatti ineluttabili di un destino cieco, prigioniero di anonime forze del male. Se è Dio il Signore della storia, dunque, l’amore e la libertà e non il fato e il destino ci guidano» (p. 8).

Le tragiche ideologie che stanno dominando il mondo occidentale potrebbero dunque invertire la rotta e l’Europa potrebbe riscoprire le sue radici cristiane grazie a due elementi potenti ed essenziali, senza i quali è impossibile arrestare la rivoluzione anticattolica: la preghiera e la penitenza. Pregando si muta internamente e si pone se stessi e gli altri nel solco della Provvidenza, la quale a sua volta, richiamata dalla fiducia dell’uomo, interviene per migliorare la persona e, addirittura, lo stato d’essere delle nazioni. Scriveva Dom Prosper Gueranger, ne Il senso cristiano della storia (Amicizia Cristiana): «Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante così non esiste per lui neppure una storia puramente umana» (p. 5). Ed è evidente il perché. L’uomo è stato creato da Dio per un destino soprannaturale, questo il suo principale fine, perciò la storia dell’umanità deve offrire testimonianza a ciò. Spiega ancora Gueranger: «Dio avrebbe potuto lasciare l’uomo allo stato naturale; nella sua bontà si è compiaciuto di destinarlo a un ordine superiore, rivelandosi a lui e chiamandolo alla visione finale e al possesso ultimo della sua esistenza divina, la fisiologia e la psicologia naturali sono dunque impotenti a dar ragione del destino dell’uomo che può essere spiegato soltanto ricorrendo alla rivelazione […]. Dio solo, tramite la rivelazione, poteva insegnare all’uomo tutto ciò che egli è nel piano divino, questa è l’autentica chiave di lettura dell’uomo» (p. 5).

Ed è proprio questa rivelazione che viene celata ogni giorno di più, fuori e dentro la Chiesa, la quale sta, con evidenza sfacciata, rinnegando quella Verità che Cristo l’ha destinata a custodire. I nostri licei sono sempre più scientifici e sempre meno classici, perché la formazione umanistica, dunque eurocristiana, proviene da una tradizione greco-giudaica, che preparò la venuta di Gesù Cristo, e tutto quel patrimonio, nel mondo della globalizzazione e dell’uomo-schiavo-merce, viene attualmente affossato e distrutto. La memoria deve essere abbattuta al fine di far vivere l’individuo esclusivamente nell’oggi, un oggi costituito di solitudine, di ansiose azioni, di pressioni fiscali, dove l’anima è sepolta e la coscienza è libera di navigare nei piaceri più peccaminosi.

Ha scritto in questi giorni il filosofo Diego Fusaro: «il nichilismo del mercato vuole decapitare le nuove generazioni, affinché in luogo di teste pensanti e consapevoli (e, dunque, eventualmente critiche rispetto al mondo capovolto) prosperinomeri uomini di fatto”, come li chiamava Edmund Husserl, puramente operativi, calcolanti e integrati nel sistema irrazionale non più percepito come tale. Ultimo baluardo della coscienza storica occidentale e della cultura in cui è radicata la nostra civiltà, il Liceo Classico resta davvero, oggi, un tempio sacro da custodire e da difendere contro gli attacchi – ed è solo l’inizio – che sta subendo e che sempre più subirà. Ne va della nostra civiltà. Ne va della nostra umanità» (http://www.lettera43.it/it/articoli/cultura-e-spettacolo/2017/03/07/custode-della-nostra-coscienza-storica-il-liceo-classico-e-nemico-del-mercato/208981/).

L’uomo più è distante da Dio e meno è uomo. Questo ci insegna il secolo XX con i suoi totalitarismi. Questo ci insegna la prima e seconda decade del XXI secolo. Cento anni fa la Madonna rammentò l’importanza di recitare il Santo Rosario per richiedere la misericordia divina e la salvezza dalla perdizione eterna. L’uomo deve parlare con il Padre, altrimenti cessa la sua coscienza di essere figlio Suo. Afferma Padre Lanzetta nel suo prezioso saggio: «L’uomo che non parla con Dio perde il senso delle parole, non sa più cosa è veramente bene e inizia a incespicare nelle menzogne. Bisogna temere quegli uomini che non parlano con Dio!» (p. 9).

Il male, azione del demonio nella vita dell’uomo e del mondo, può essere sconfitto soltanto dalla preghiera e dalla penitenza. Non ci sono altri modi. Con la penitenza si ripara il male fatto contro Dio e, quindi, contro il prossimo. Attraverso sacrifici e fioretti si riconcilia il mondo con Dio, il mondo con il bene «purificando il male, annientando la sua forza» (p. 10). Questa è reale teologia: «Il male non si cancella con un colpo di spugna. Esso rimane nei solchi scavati nella nostra vita e nella nostra storia. È utopico pensare che il male si autoredima, che prima o poi scompaia, senza un serio impegno ad estirparlo con la penitenza. Gli ideologi senza Dio pensano che il male sia solo un errore della storia, quando non una forza implacabile che ci sovrasta e ci schiaccia. In entrambi i casi l’uomo si vede inerme dinanzi ad esso: o lo giustifica come buono o solo lo denuncia. Intanto però esso rimane e continua ad abbrutire. È falsa la sua giustificazione. È disumana la sua mera condanna. È falsa la protesta contro Dio. È abominevole il disprezzo di Dio a causa del male. In tal modo si condanna semplicemente l’uomo a continuare a vivere nell’inferno del male. E non si agisce. Si rimane a guardare» (pp. 9-10). La maggioranza degli uomini di Chiesa, divenuti pastori menzogneri, sta colpevolmente guardando il dispiegarsi del male che dilaga fra gli uomini, colpevoli di offendere Dio e disprezzare ciò che Lui ha creato. Tuttavia Fatima ci invita all’azione determinata per lottare contro il male che si moltiplica in proporzione ai peccati commessi.

Dopo una puntuale e attenta disamina degli accadimenti di cento anni fa e dopo aver analizzato la sapiente ricezione, da parte dei tre Pastorelli, degli inviti della Madonna, l’autore propone, nella terza parte del libro, una lettura del messaggio di Fatima alla luce del Vangelo e ne esce la durezza del cuore dell’uomo di oggi, chiuso ad ogni richiamo celeste, colpevolmente sordo e cieco alle realtà divine. Nel nostro faticoso andare quotidiano si diventa sempre più duri di cuore nel credere al Vangelo, nel riconoscere le verità rivelate e la religione scompare dalle vite di ciascuno. Per questo la Madonna è apparsa a Fatima, «perché i nostri cuori, appesantiti dalle fatiche e dalle distrazioni quotidiane, fossero ridestati dal richiamo materno, il richiamo della Beata Vergine Maria, la quale ha presentato una profezia, ossia una parola che viene da Dio e che si iscrive nell’unica Parola di Dio, nell’unica Parola di Verità. Fatima è appunto una profezia, un messaggio celeste di salvezza, che ci sprona a credere nell’unico messaggio di salvezza, il Vangelo: fuori del Vangelo non c’è altra verità» (p. 185).

Padre Lanzetta pone poi due evidenziazioni essenziali nell’economia di Fatima. La prima è la preghiera insegnata dall’Angelo del Portogallo (sì, perché, come prevede il piano della Provvidenza nella storia, ogni nazione ha il proprio Angelo custode) a Lucia, Giacinta e Francesco: «Mio Dio! Io credo, adoro, spero e Vi amo…». Si tratta della lode che va a contrastare il peccato dell’ateismo, che nel 1917 stava mietendo le sue vittime in Unione Sovietica attraverso quel comunismo che ha disseminato le sue abominevoli tesi nel mondo intero. La seconda è quella di adorare e offrire riparazione per tutti i sacrilegi, per le omissioni e gli oltraggi che vengono compiuti nei confronti del Santissimo Sacramento. Scrive il teologo: «L’Eucaristia non è il premio dei giusti, ma neppure il cibo dei poveri: è il Corpo e il Sangue del Signore!» (p. 188). Cuore della Chiesa è Gesù Eucaristia, perciò «quando i cristiani vivono dimentichi di essa, quando non conformano ad essa la loro vita commettono un gravissimo sacrilegio. Quando addirittura ci si accosta all’Eucaristia col peccato mortale, senza riconoscere che quel Pane è il Corpo di Dio che ci è donato, quando lo si profana, la Fede della Chiesa si indebolisce: il peccato di uno nuoce certo alla comunione del Corpo mistico» (p. 189). E a questo proposito viene ricordata l’esortazione di san Pietro, il primo Papa: «Sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai vostri padri, ma con il Sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18-19).

Le apparizioni dell’Angelo del Portogallo prepararono le apparizioni di Nostra Signora di Fatima, instillando nel cuore dei Pastorelli la consapevolezza che bisogna porre sempre al centro di tutto il Pane della vita eterna: «Bisogna partire dalla riparazione del gravissimo peccato che si commette contro l’Eucaristia, quando ci si dimentica che essa è il Sacrificio di Gesù, è il suo Corpo dato e il suo Sangue versato» (p.189).

Il primo Tabernacolo di Cristo Re fu la sua Santissima Mamma, che Lo portò in grembo e Lo allattò, è la stessa Immacolata corredentrice che cento anni fa venne per amore degli uomini ad allertare, ammonire, consigliare. I cattolici che si porranno in ascolto del Cuore Immacolato di Maria Santissima contribuiranno a mutare la storia e la Chiesa, anch’essa ammorbata dagli errori e dai peccati.

4 commenti su “Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”

  1. ” Afferma Padre Lanzetta nel suo prezioso saggio: «L’uomo che non parla con Dio perde il senso delle parole, non sa più cosa è veramente bene e inizia a incespicare nelle menzogne. Bisogna temere quegli uomini che non parlano con Dio!» (p. 9).”
    Una verità che sperimentiamo ogni giorno.
    Bellissimo articolo. Grazie

  2. Non capiamo ancora tutto, ma quanto scritto è davvero emozionante, direi consolante.
    Primo aspetto, la rettitudine costante nelle intenzioni, nei gesti, nei pensieri, in tutto: é davvero lei un bellissimo modello in cui riconoscersi, Santa Maria, la Santa Madre di Dio.
    Secondo aspetto Cristo è veramente Risorto: quale Agnello senza macchia, regna Vivo. Può essere preso davvero ad esempio quale promotore della misericordia di Dio, per cui possiamo dire dei nostri, riposa in pace.

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