Scriptorium – Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica del sabato di Cristina Siccardi

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Smart-phoné. Essere chitarristi-compositori di queste epoché, di Gregorio Fracchia. Un libro di un giovane scrittore, dal talento indiscutibile, utile per richiamare l’attenzione sui valori di sostanza, distogliendo i facilmente distraibili dalle fallaci illusioni.

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zzzsccrdQuanto spreco nelle persone e intorno ad esse! Rumore, polemiche, dissapori, rancori, odi, ira… grida interne ed esterne, invidie, egoismi, gelosie, edonismi… antichi nemici dell’umanità che fermano l’irrompere della vita con tutte le sue smaglianti e multiformi manifestazioni di bene e di virtù, quelle che ti fanno assaporare l’esistenza, quelle che ti fanno amare realmente e ti avvicinano alle meraviglie del Creatore… Quanto spreco nelle persone distratte! La valanga di immagini, di informazioni, di parole portano alla continua, tentatrice e vampiresca distrazione, facendo perdere il sapore della vita e, dunque, il sapore delle cose vere e delle realtà autentiche.

Oggi domina il «significante» (apparenza, superficialità, virtualità, non essere) a discapito del «significato», quello che dà ragione alle idee, alle cose, alle persone. Nello Scriptorium è giunto un libro molto interessante a questo proposito. Leggiamo nelle prime pagine: «Nel trionfo del significante ci ritroviamo a galleggiare in superficie, smarrendo la ricchezza multiforme della profondità. Ogni senso diventa sensazione, ogni musica diventa rumore, ogni sepolcro diventa semplice tomba. Ogni significato viene derubricato a significante. Anche su questo binomio indissolubile, su tale perno dinamico, si fonda lo sfaldamento culturale» (pp. 10-11). Chi parla in questi termini? Un filosofo?

Proseguiamo nella lettura di questo libro molto bello per il suo significato e per la profondità delle tesi esposte. L’autore riconosce che attualmente la politica è sottomessa all’imperio del significante: «… sempre più spesso accade che il termine “Europa” risulti inteso come emblema di un più prosaico progetto economico o mercantile, noncurante delle diversità identitarie proprie delle singole Nazioni o poco attento alle reali esigenze di persone e comunità» e qui l’autore fa esplicito riferimento alla richiesta di molti di togliere i crocifissi dalle aule scolastiche italiane: «Al di là dell’esito della vicenda giudiziaria (culminata in una decisione della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha riconosciuto la legittimità della presenza del crocifisso), siffatta questione riflette esattamente il problema della tensione tra diritti individuali supportati da fonti sovranazionali […] e tradizioni/identità dei singoli Stati. L’Europa attuale sembra, talora, una dimensione astratta e lontana, disconnessa dalla realtà quotidiana, dalle concrete esigenze delle persone e anche poco attenta alle sfumature. Un concetto nobile rischia, così, di ridursi a semplice segno linguistico dove scarseggia il significato umano e abbonda il significante numerico» (pp. 19-20). Chi parla in questi termini un politologo o forse un sociologo?

Niente da fare. L’autore è uno studente (frequenta l’ultimo anno del Liceo Classico) e il suo libro parla di musica, perché egli, classe 1996, è un giovanissimo chitarrista-compositore torinese. L’arte, quella vera, quella che è tesa alla bellezza e alla perfezione, è mistero perché sta nell’anima di chi produce arte e ciò che appartiene all’anima non è scientificamente analizzabile, perché l’anima si identifica con le profondità-altezze della persona: l’anima è per se stessa il significato della persona, non il significante.

Il Signore dona i suoi talenti a chi vuole e chi ne è dotato ha un compito importante: richiamare l’attenzione sui valori di sostanza, distogliendo i facilmente distraibili dalle fallaci illusioni.

Il testo parte da una semplice considerazione: i musicisti classici, nel mondo odierno, possono o annoiare un pubblico intorpidito dalle sciocchezze e dalle volgarità oppure affascinarlo e coinvolgerlo negli spazi sublimi dell’arte. La disamina di Gregorio Fracchia è il tentativo di raccontare nella nostra epoca, avvolta dagli smartphone, la bellezza e la profondità della chitarra classica e da qui il titolo del libro: Smart-phoné. Essere chitarristi-compositori di queste epoché (Editoriale scientifica). Il nostro più vivo augurio è che Gregorio, dal talento indiscutibile, che ha già fatto breccia in Italia come all’estero, non perda mai di vista il significato oggettivo della vita.

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Smart-phoné. Essere chitarristi-compositori di queste epoché – di Gregorio Fracchia – Editoriale Scientifica (pag. 128, € 10,00) – per acquisti on line, CLICCA QUI

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