di Paolo Capasso
Il Papa che ha abbattuto i muri delle ideologie, che ha intimorito i grandi della terra, che ha mutato gli equilibri di Paesi e governi. Primo straniero dopo mezzo millennio, giovane operaio-poeta, primo Papa slavo. Antonio Socci nel suo libro “I segreti di Karol Wojtyla” offre al lettore un’immagine inedita ma alquanto inattesa del Papa polacco. La fede rocciosa condensata da un’umanità luminosa e fervente, il modo di pregare che incantava le genti di tutto il pianeta, l’apertura al soprannaturale che lo rendeva così diverso da tanti ecclesiastici. Emerge in modo inequivocabile la figura di un Wojtyla mistico saldamente legato all’Altissimo.
Socci è molto abile nel mettere in risalto come il Papa Santo sapesse di alcuni segni divini manifestatisi nel tempo. A Wojtyla era stato preannunciato, o meglio rivelato, il futuro verificarsi di un certo numero di avvenimenti dei quali alcuni erano già accaduti, mentre altri non si erano ancora compiuti. Socci fa esplicito riferimento alla vicenda della statuetta della Madonna di Civitavecchia, oppure la tragedia dell’attentato islamico dell’11 settembre 2001 a New York.
Nel libro di Socci si indaga sul mistero che ha accompagnato un uomo che fu mandato a compiere una missione sovrumana ed a preparare la Terra ai grandi avvenimenti che l’aspettano. Wojtyla viveva in persona esperienze mistiche. Ecco la verità più eclatante che emerge tra le righe.
Che quest’uomo dalla vita leggendaria, capace di percorrere tutti i continenti, vedesse addirittura con gli occhi l’Eterno, che potesse ammirare il volto di Gesù e lo sguardo limpido della “Bella Ragazza” di Nazaret di cui parlava tutta l’umanità, è una notizia che lascia senza parole.
Socci è molto abile nel catturare l’attenzione del lettore esortando nel ricordo di come l’intera umanità sia stata capace di amare quel giovane Papa così vitale che si affacciò, proprio come il sole dopo la notte, dalla terrazza di San Pietro quel lontano 16 ottobre 1978 tanto da sconvolgere fin dall’inizio tutti i cerimoniali con la sua libertà assoluta con quel sorriso pronto tanto da apparire immediatamente come un Papa capace di incantare con le sue parole e il fascino della sua persona, milioni di giovani che correvano a incontrarlo in tutti gli angoli del pianeta, capace di scherzare con allegria misurata e sincera insieme a loro. Un Papa che a vent’anni era stato operaio, poeta, attore di teatro, combattente clandestino nella tragedia della sua terra invasa dai nazisti prima e dai comunisti dopo e che fu premiato ma anche un predestinato ed un lungimirante degli avvenimenti storici e religiosi che hanno contraddistinto il secolo scorso.
Ma la caratteristica principale, fin da giovane di Wojtyla, secondo Socci era un’altra. Lui amava pregare per ore, disteso per terra davanti all’altare. Molti suoi parrocchiani dell’epoca lo ricordano spesso con questi aneddoti.
Ed interrogato in proposito sul suo modo di pregare il Papa replicava: “Splendido, intenso, mistico. Ecco, mistico è proprio la parola esatta”. E cosa intendeva dire il Papa con questo termine?
Dal libro di Socci emerge che prima e dopo le cerimonie liturgiche Wojtyla palesava una forte e profonda relazione con Dio. La sensazione era che si assentasse, come se instaurasse un dialogo silenzioso ma altrettanto profondo con Dio. Wojtyla viveva pregando e quando stava nella cappella lo si sentiva parlare come si parla con un’altra persona.
Antonio Socci
“I segreti di Karol Wojtyla”
Editore Rizzoli
€ 18,00
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