Di Rita Bettaglio
“Saremo stati in venticinque, quel 5 aprile 1996.” Comincia così la storia di una Via Crucis particolare e divenuta ormai celebre, la Via Crucis del Venerdì Santo attraverso il Ponte di Brooklyn, New York. A narrarla è la penna, il cuore e la fede di un caro amico, Maurizio (Riro) Maniscalco, pesarese per nascita e newyorker per scelta ed adozione reciproca. ( “Dal Ponte all’Infinito. The Way of the Cross over the Brooklyn Bridge”, SEF Editrice, 2009). Se, infatti, Riro e famiglia hanno scelto New York come seconda patria, è altrettanto vero che New York abbia scelto loro, mostrando a poco a poco il suo aspetto più nascosto e umano. E conquistandoli, perchè, come dice lui, “gli americani sono proprio come sembrano”, e sono generosi e aperti al futuro.
Riro, un uomo, un personaggio che molti conosceranno per il gradevolissimo “Mi mancano solo le Hawaii. Appunti di vita e viaggio di un Italiano trapiantato in America” (SEF Editrice) , partecipata cronaca dell’incontro di un italiano cresciuto a film americani con l’America vera, viaggiando in lungo e in largo per 49 Stati, tranne, come dice il titolo, le Hawaii. Non solo un viaggio, ma una serie di incontri con luoghi e, soprattutto, con persone. Se vi capita, leggetelo.
Nella sala da pranzo dei Maniscalco, al 174 di Senator Street, Brooklyn Bay Ridge, infatti c’è una mappa degli States trafitta di bandierine: rosse per i posti dove era arrivato solo il capofamiglia e gialle dov’era stata la banda al completo. Completano il ‘santuario’ il frigo ricoperto di magneti acquistati in giro per gli States e l’Americana Corner che raccoglie souvenir tipici dei 49 stati esplorati, all’insegna del ‘chi se ne frega se sono orribili, io un trofeo lo dovevo portare’.
Ma torniamo alla nostra storia.
“Venerdì Santo, Good Friday come si dice in America. Trenta al massimo. Una giornata uggiosa, una pioggerella incerta e persistente, e noi venticinque/trenta a seguire la croce di Nostro Signore sul ponte di Brooklyn, quel colosso di ponte che dal 1883 collega Brooklyn a Manhattan in quell’universo che si chiama New York City. The Way of the Cross, la Via Crucis di quattro gatti su uno dei ponti più famosi del mondo in una delle città più famose del mondo, forse la più famosa. Quel 5 aprile del ’96 fu la prima volta. Nella nostra ingenua baldanza sapevamo bene quel che stavamo facendo. Quel che non sapevamo era che quel gesto sarebbe durato nel tempo, diventando una cosa imponente. Ma come c’eravamo finiti là sopra quel Venerdì Santo?”.
I protagonisti di questa storia, i ‘quattro gatti’ erano in realtà i pionieri della comunità newyorkese di Cl, riuniti nel primo “Cl office” d’America, a Bensonhurst, Brooklyn. A muoverli alla ricerca di un ‘gesto’ per la Pasqua imminente era la fede, ma anche una punta di nostalgia tipica di chi si ritrova a vivere e credere lontano da casa: nostalgia non di un luogo, ma di un gesto di devozione cristiana riscoperto al fianco di Don Giussani. Così, alla spicciolata, spuntò l’idea della Via Crucis attraverso il Ponte di Brooklyn e sembrava un azzardo, in una città dove tutti sono, o sembrano, divorati dalla frenesia e rincorrono qualcosa che pare vicino, ma sfugge sempre (ma non è così per ognuno di noi, anche nella nostra vita spirituale?).
Da allora sono passati 13 anni e la Via Crucis sul Ponte di Brooklyn è divenuto un appuntamento atteso cui partecipano migliaia di persone. Indimenticabile è stata quella del 2002 che ha fatto sosta a Ground Zero, la nuda croce di legno sostenuta da un vigile del fuoco. Il sito ufficiale della Way of the Cross è www.wocbrooklynbridge.com .
Lasciamo ancora una volta la parola a Riro: “in queste brevi pagine vi voglio raccontare la storia di questa “Way of the Cross over the Brooklyn Bridge”, da come è nata a come, anno dopo anno, è diventata una “tradizione” in una città dove tutto corre e si brucia in un attimo. Mi permetto di farlo perché, per Grazia di Dio, mi son trovato a esserne protagonista fin dall’inizio e perché le cose grandi – Mirabilia Dei – vanno testimoniate. Allora vi voglio raccontare anche come l’abbiamo vissuta da quel giorno in cui salimmo sul Ponte in venticinque e come continuiamo a viverla oggi che siamo migliaia. Tutto, a Dio piacendo, for the Human Glory of Christ.”
Non è una storia di uomini, e neppure d’idee, ma di una piccola fiammella dello Spirito che si è accesa a New York City e che ha avuto (ed ha) come strumenti uomini e donne comuni e, per questo, docili ad esso. Un consiglio: leggetela!
Rita Bettaglio (Genova, 1966). Pubblicista, comincia a scrivere per la felice insistenza del prof. Piero Vassallo e da allora ha diverse collaborazioni (Giornale d’Italia, Certamen, Green Watch News, Tempi) di cui la più importante e formativa con Ragionpolitica, diretta da don Gianni Baget Bozzo.
Con questo articolo continua (vedi già il num. 0) a farci conscere testimonianze di Fede vissute in modi e luoghi impensati e spesso poco conosciuti.