Pio IX e la Questione Romana. (a cura di Omar Ebrahime) – Atti del Convegno sul Cardinale Vincenzo Santucci. D’Ettoris Editore, Crotone 2011, pagg.144, euro 9,90
di David Taglieri
Talvolta gli anniversari aiutano a realizzare una migliore comprensione della storia e se quest’anno si celebra il centocinquantesimo dell’unificazione politica nazionale, si dovrebbe opportunamente ricordare anche la morte del cardinale Vincenzo Santucci (1796-1861), nativo di Gorga (Roma), stretto collaboratore del beato Pio IX e una figura rilevante nel delicato rapporto tra Stato Italiano e Santa Sede che caratterizza il periodo del cosiddetto ‘Risorgimento’. Gli Autori del volume collettaneo curato da Omar Ebrahime descrivono attentamente, con una ricostruzione documentata che si avvale di fonti d’archivio, lo spessore autorevole di questa personalità ancora largamente ignorata dalla pubblicistica ufficiale (basti pensare che perfino nei testi più specialistici in materia quasi mai si trovano riferimenti o cenni alla sua figura), eppure protagonista di primo piano della diplomazia pontificia in quegli anni tormentati. Mancano poi tuttora, a un secolo e mezzo dalla scomparsa, delle vere e proprie biografie su Santucci. L’opera che qui si presenta, vuole essere dunque, almeno nell’intenzione degli Autori e in particolare di Giuseppe Brienza che ne ha curato il capitolo più denso e organico, un primo tentativo in questa direzione.
Sulla delicata ‘Questione Romana’, oggetto della discordia tra Stato e Chiesa, Santucci è fautore della tesi che sostiene il sollevamento della Curia dal governo temporale dei territori in cambio però del mantenimento della sovranità territoriale, sia pure limitata ad uno spazio ristretto, ma garanzia imprescindibile di effettiva indipendenza per il Papato e lo svolgimento della sua missione di salvezza nel mondo. Tra i momenti fondamentali della sua vita, legati alla vita della Chiesa, nonché della Nazione, emerge poi l’impegno per la promulgazione del dogma mariano dell’Immacolata Concezione (1854), mentre durante il 1860 troviamo Santucci impegnato in ‘versione diplomatica’, nelle vesti di interlocutore di padre Carlo Passaglia (1812-1887) e Diomede Pantaleoni (1810-1885), fiduciari del governo sabaudo guidato con destrezza da quel conte di Cavour che tenta di ‘addomesticare’ Roma ai progetti piemontesi. Il volume infatti, oltre a fare chiarezza sulle accuse infondate rivolte a Santucci di appartenere a un partito liberale (un’etichetta alimentata post mortem, soprattutto per interesse, dalla pubblicistica di parte), consente di apprezzare anche diversi risvolti politici ed ecclesiastici della complessa società italiana a metà dell’Ottocento che talora vengono messi in secondo piano per concentrare l’attenzione sui grandi personaggi di quegli anni.
In appendice è particolarmente degna di nota, poi, la edizione critica delle Osservazioni storiche sulla unità e nazionalità italiana, opuscolo pubblicato a Roma nel 1860 da un fedele suddito degli Stati pontifici come Giuseppe Spada (1796-1867). Nel suo saggio, finora inedito (stampato in proprio centocinquant’anni fa non è stato più successivamente ripubblicato), lo storico legittimista romano documenta il carattere eversivo ed antireligioso del processo di unificazione risorgimentale, in gran parte fondato su cospirazioni, negazione dei diritti e una marcata ostilità pregiudizievole verso qualunque cosa emanasse odore di sacro.
PIO IX E LA QUESTIONE ROMANA
a cura di Omar Ebrahime – prefazione di S.E. Mons. Luigi Negri
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IL CONVEGNO SUL CARD. SANTUCCI SI TERRA’ A GORGA (Roma) il 12 agosto 2011. Per informazioni:
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