La Sindone, una sfida alla scienza moderna – Di Paolo Maggiolo

Libro sindone

Di Paolo Maggiolo

Leggendo il libro di Giulio Fanti La Sindone. Una sfida alla scienza moderna, Roma, Aracne editrice, 2009; pp. 604; euro 48.

Libro sindoneAlla vigilia del periodo di ostensione della Sindone nella cattedrale di Torino, indetto da papa Benedetto XVI dal 10 aprile al 23 maggio di quest’anno, assistiamo all’uscita in Italia di numerose pubblicazioni sulla storia della Reliquia e sulla questione delle sue interpretazioni. Possiamo menzionare, fra i diversi titoli apparsi negli ultimi mesi:  il saggio del vaticanista Andrea Tornielli, Sindone. Inchiesta sul mistero, edito da Gribaudi; il libro della storica Barbara Frale, La Sindone di Gesù Nazareno, edito dal Mulino; lo studio della naturalista Emanuela Marinelli, La Sindone. Testimone di una presenza (San Paolo editore); la meditazione del cardinale Carlo Maria Martini intitolata Il Dio nascosto, a cura del Centro Ambrosiano di Milano.
Ma questo volume del padovano Giulio Fanti, che dopo la prima edizione del 2008 viene ora riproposto in ristampa corretta, si colloca nel fitto panorama bibliografico sull’argomento come uno dei contributi più approfonditi ed aggiornati. Una Summa vera e propria.
Si sappia, innanzitutto, che l’autore di questo poderoso e dettagliato resoconto, professore associato di Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova, è un sindonologo fra i più seri e accreditati del momento. Il professor Fanti è da tempo ormai capofila di una rigorosa campagna di ricerca scientifica sul Sacro Lenzuolo, promotore di indagini e collaborazioni multidisciplinari, infaticabile divulgatore della materia tramite lezioni e conferenze, ultima delle quali va ricordata la memoria presentata a Padova, nella sede dell’antica Accademia Galileiana di Scienze Lettere ed Arti, nel corso della pubblica adunanza dello scorso 20 febbraio.
In questo suo nuovo libro, scritto con un linguaggio semplice che si sforza di far comprendere un argomento difficile come questo ad un pubblico di non addetti ai lavori, Giulio Fanti procede ad un’analisi minuziosa della Sindone collegando l’aspetto religioso con la dottrina teologica e con la tradizione storica, riflettendo sui documenti artistici e sui reperti archeologici, e conducendo il tutto sul piano strettamente scientifico. È evidente che l’operato della scienza, attraverso la collaborazione di un’infinità di ricercatori, sta portando sempre maggiori elementi di certezza ai tentativi di provare l’autenticità della Reliquia.
È stato ribadito, innanzitutto, che le macchie rosse presenti sul telo di lino sono di sangue umano e non sono attribuibili all’intervento di un artista, come propendono alcuni. Le medesime tracce ematiche dimostrano che l’immagine corporea si formò sulla faccia interna del sudario, a contatto con il cadavere. La quasi totale assenza di potassio nei campioni di sangue analizzati si accorda poi con l’ipotesi di una disidratazione del corpo martoriato e sottoposto ad immani fatiche. La posizione del corpo, infine, è coerente con quella di un uomo morto in croce.
Per quanto riguarda l’immagine restituita dalla Sindone – un’immagine che conferma le molteplici lesioni dell’uomo ivi deposto, dovute alle torture che precedettero la crocifissione – è dimostrato che essa non fu né dipinta né ricavata con una di quelle tecniche del passato in cui si faceva uso di polveri o pigmenti vari. Tale immagine ha caratteristiche tridimensionali e taluni dettagli fanno escludere che vi siano segni di decomposizione, e per questo fatto escludono che il corpo sindonico sia rimasto avvolto nel lenzuolo per un tempo superiore alle quaranta ore. Per spiegare come si sia formata la prodigiosa immagine – un profondo enigma la cui soluzione si prospetta ancora molto lontana – si ipotizza un fenomeno radiativo, sebbene non sia ancora possibile, con gli attuali mezzi della scienza, riprodurre tale fenomeno a livello sperimentale. Giulio Fanti, a questo proposito, osserva che la scienza del terzo millennio, a dispetto degli straordinari avanzamenti delle sue scoperte, non è in grado di ricostruire qualcosa di simile alla Sindone. In questo senso la Sacra Reliquia rimane un oggetto scomodo e misterioso, e rammenta soprattutto all’umanità quali siano i limiti della sua conoscenza.  
Molti interrogativi sulla miracolosa Immagine non hanno ancora avuto, infatti, una risposta soddisfacente, per cui la Sindone darà luogo, in un prossimo futuro, ad una nuova stagione di studi specialistici il cui possibile sviluppo è tracciato nel tredicesimo capitolo del libro di Fanti. La “sfida” a cui allude lo studioso anticipandone i contenuti, riguarderà, in modo particolare, il problema della formazione dell’immagine, le caratteristiche delle macchie di sangue e la questione della radiodatazione, poiché l’analisi al carbonio 14 effettuata nel 1988 non è più da considerare attendibile. Perché non è accettabile? Perché non è rappresentativa dell’intero Lenzuolo; perché la Sindone ha subito diverse contaminazioni nel corso dei secoli; e perché potrebbe essere stata fatta prelevando un pezzetto di rammendo medievale. Quella relazione stilata dai laboratori di Zurigo, di Oxford e di Tucson, pubblicata nella rivista “Nature” nel 1989, contiene una serie di errori di metodo intorno ai quali lo stesso Giulio Fanti si è espresso con chiarezza nella citata conferenza tenuta in febbraio all’Accademia Galileiana.
Il danno che deriva da errori di questo tipo non si limita ad un problema di natura scientifica, ma può contaminare il campo religioso. In merito a ciò il medico padovano Giorgio Milani (autore anch’egli di alcuni scritti sulla Sindone) in una nota diffusa di recente ai membri del Serra Club ha dichiarato: «Chi continua ad insistere nel datare la Sindone medievale richiamandosi alla prova del radiocarbonio, pensiamo lo faccia esclusivamente per opposizione alla Chiesa o perché vuole nascondere a se stesso quella Verità che sconvolgerebbe la propria vita».   
La verità, allo stato dei fatti, è che “tutto quello che si riscontra sulla Sindone è in accordo con le Sacre Scritture”. Dato che la storicità dei Vangeli è accertata, tutto quello che finora è stato scientificamente chiarito sulla Reliquia è anche in accordo con l’ipotesi della resurrezione di Gesù di Nazareth.
Come giustamente osserva Giulio Fanti a pag. 389 del libro: «Anche se si trovano moltissime prove che portano ad una ragionevole certezza dell’autenticità della Sindone, ancora oggi si discute e c’è ancora qualcuno che presenta forti dubbi a tale riguardo. Il problema è che molti sono disturbati all’idea che sia certificata la più importante Reliquia della Cristianità».

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