Papa Giovanni XXIII e la IIIa Guerra Mondiale – Di Luciano Garibaldi

Papa Giovanni XXIII

Di Luciano Garibaldi

Papa Giovanni XXIIINon si ricorda mai abbastanza che il mondo venne a trovarsi sul baratro della terza guerra mondiale al tempo dello scontro tra Cuba e gli Stati Uniti, e che fu il Papa allora regnante a salvarci tutti dalla catastrofe. E allora, ricordiamo i fatti e i loro protagonisti. Tutto accadde nel 1962, allorché presidente degli Stati Uniti era John Fitzgerald Kennedy, giunto ai ferri corti con Fidel Castro dopo che il dittatore cubano aveva confiscato tutti i possedimenti americani sull’isola ed aveva consentito all’Urss di installare a Cuba una serie di missili nucleari che avrebbero potuto ridurre in cenere gli Stati Uniti.
Una iniziativa clamorosa come quella russo-cubana non poteva certo passare sotto silenzio, e ben presto divenne il fatto del giorno alla ribalta politica di tutto il mondo. Per gli Stati Uniti, quei missili rappresentavano una provocazione intollerabile: un punto di non ritorno nella «guerra fredda» iniziata all’indomani del secondo conflitto mondiale con la decisione di Stalin di spaccare l’Europa in due facendovi calare quella che Winston Churchill, nel celebre discorso di Fulton, aveva ribattezzato «la cortina di ferro».
Negli Stati Uniti vi fu un’autentica mobilitazione contro Cuba. Molti esuli cubani che avevano lasciato l’isola dopo essere stati privati delle loro proprietà terriere e delle loro case decisero di armarsi e di arruolare mercenari per chiudere i conti con Castro una volta per tutte. Venne formato un vero e proprio Corpo di spedizione armato di tutto punto: 1500 volontari che sbarcarono a più riprese, nei primi giorni di aprile 1961, sulla Playa de Cochinos, la «Baia dei Porci». Scopo dichiarato: smantellare le postazioni missilistiche sovietiche. Ma l’impresa era destinata ad un sanguinoso fallimento. Gli invasori americani furono tutti massacrati. Kennedy decise la rottura delle relazioni diplomatiche con Cuba e l’embargo totale nei confronti dell’isola. Lo seguirono tutti gli Stati della NATO e dell’America Latina, eccettuato il Messico.
La situazione andava facendosi incandescente, con il rischio dello scoppio di una guerra tra Cuba e gli Stati Uniti che avrebbe finito per coinvolgere sia la Russia sia l’Europa. Il 22 ottobre 1962, a conclusione di un crescendo di violenze verbali e di minacce sempre più pesanti, Kennedy decretò il blocco navale contro Cuba (nessuna imbarcazione poteva avvicinarsi né allontanarsi dall’isola) e chiese all’Unione Sovietica l’immediato smantellamento dei missili strategici. A questo punto il mondo tremò, poiché sembrava ormai alle porte non tanto una guerra locale, quando lo scoppio del terzo conflitto mondiale. Fu allora che intervenne Papa Giovanni XXIII, implorando Kruscev e Kennedy di riprendere il dialogo e di risparmiare al mondo una carneficina che, dato l’armamento atomico delle grandi potenze, sarebbe stata senza uguali.
La storia ci dice che fu Kruscev a compiere il primo passo, ordinando alle navi da guerra in navigazione verso Cuba di fare dietrofront e tenendo a bada Castro, che strepitava per sferrare un attacco all’America. Infine, il capo del Cremlino impartì le disposizioni per lo smantellamento delle postazioni missilistiche. Kennedy non fu da meno. Appena la ricognizione aerea gli riferì che le operazioni di disarmo erano iniziate, tolse il blocco navale e fece rientrare nei porti le navi da guerra che avevano circondato l’isola, impegnandosi a rinunciare ad ogni tentativo di istigare sollevazioni o golpe contro Cuba.
Kruscev e KennedyQuanto alla Chiesa Cattolica, nessuna gratitudine, da parte di Castro (che pure era un ex allievo dei gesuiti) verso il Pontefice romano che tanto aveva contribuito a risparmiare un’ecatombe. Le corde erano tese da un pezzo. Già nel maggio 1961 il «lìder maximo» aveva ordinato la chiusura di tutti i collegi religiosi e aveva confiscato le loro sedi. Il 17 settembre di quello stesso anno erano stati espulsi da Cuba 131 preti cattolici e frati accusati di complottare contro «el pueblo». Infine, il 3 gennaio 1961, Papa Roncalli aveva scomunicato Castro in esecuzione del decreto pontificio del 1949 con cui Pio XII aveva vietato ai cattolici, pena appunto la scomunica, di appoggiare i governi e i partiti comunisti
Il rigore ideologico del castrismo subirà una frenata con il crollo del muro di Berlino e l’implosione dell’Urss nel 1989. La Mosca di Kruscev, poi di Breznev, fino al 1985, quando il nuovo segretario del Pcus, Michail Gorbaciov, iniziò a prendere le distanze, era stata sempre la grande protettrice di Cuba ed aveva sostenuto con piogge di danaro la sua traballante economia. Venuta meno la «casa madre», Cuba dovette intraprendere un faticoso cammino verso l’integrazione nella politica e nell’economia mondiale. In queste condizioni, Castro trovò un insperato e provvidenziale aiuto nella generosa mano che gli venne tesa da Papa Giovanni Paolo II, pronto a riceverlo in Vaticano nel 1996, durante il suo viaggio in Italia, e a ricambiare la visita l’anno seguente, nel 1997. Castro ricambiò con una serie di aperture alla Chiesa Cattolica cubana e un definitivo rallentamento della tensione nei confronti degli Stati Uniti.

Luciano Garibaldi è autore, tra gli altri numerosi suoi libri di storia, dei testi di «Fidel Castro, storia e immagini del lìder màximo», Edizioni White Star, tradotto in varie lingue.

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