Riscoprire e valorizzare i mestieri abbandonati – Di Miriam Pastorino

Restauro Interno

Di Miriam Pastorino

Restauro InternoUn malinteso senso della modernità, nei decenni scorsi, ha svilito agli occhi dei giovani tante arti e tanti mestieri che caratterizzavano e differenziavano il nostro territorio grazie ad esperienze secolari. Anche i sindacati hanno svolto un ruolo fortemente negativo in questa vicenda, rendendo insostenibili i costi per l’artigiano o il piccolo imprenditore che avesse avuto intenzione di prendere un apprendista nella propria bottega o nella propria officina. Siamo convinti che almeno una parte di tali mestieri potrebbe essere recuperata e tornare appetibile ed economicamente produttiva in presenza di un prolungato e sapiente intervento di recupero e di ri-valorizzazione. Tale operazione, che potremmo definire di promozione sociale, dovrebbe mirare, tra l’altro, alla ricostituzione di tutti quegli elementi identitari che caratterizzavano ogni singolo mestiere: storia, loghi e simboli, feste (tra cui quella del santo patrono che costituiva l’esclusiva d’ogni professione) e altri appuntamenti, oltre che, naturalmente, visibilità e riconoscimenti da parte delle autorità cittadine.
L’elaborazione d’una strategia vincente per restituire valore a ciò che era stato colpevolmente trascurato, naturalmente adattata alla sensibilità moderna e, soprattutto, ai moderni mezzi di comunicazione, spetterà agli esponenti più carismatici delle singole categorie. Ma, almeno per la fase di partenza, dovrà giovarsi dell’aiuto degli amministratori locali. Di quei nuovi amministratori locali che, si spera, cesseranno di sponsorizzare progetti e feste del nulla.
Con la mia associazione Voltar Pagina, che ha tra i suoi scopi statutari il rilancio delle arti e dei mestieri, si è cominciato ad affrontare questo tema, partendo da proposte utili al miglioramento della formazione professionale. In questa fase preparatoria, per necessità di partire da un esempio concreto, abbiamo posto l’attenzione sulla valorizzazione di tutti i mestieri che ruotano attorno alla costruzione della casa (muratori, carpentieri, falegnami, idraulici, ecc.). MuratoriQuale finirà per essere la nostra qualità edilizia se le maestranze che operano in questo campo continueranno ad essere così trascurate? Inoltre: è giusto svendere con tanta superficialità innumerevoli e dignitosissimi posti di lavoro che hanno sempre permesso di mantenere intere famiglie? Ricordo la cattiva impressione che, più di dieci anni fa, ricevetti leggendo quanto dichiarato in un’intervista da Stefano Zara, colui che sarebbe poi diventato per qualche tempo presidente della Confindustria e poi deputato PDS. Ebbene, egli sviliva volontariamente l’attività nell’edilizia sostenendo che il lavoro in questo campo era ormai destinato a diventare appannaggio esclusivo degli extracomunitari. E’ possibile, ci si chiede, decretare così a tavolino la fine delle maestranze locali, in possesso di competenze uniche (si pensi alla realizzazione dei tetti in ardesia o alla costruzione dei muretti a secco, attività peculiari tipiche della mia regione, la Liguria) e di conseguenza allontanare i nostri giovani da posti di lavoro non parassitari e assai remunerativi? Era questo un lusso che potevamo permetterci? Non siamo ricchi come gli Emirati Arabi. Ed infatti oggi le conseguenze di simili scelte dissennate sono sotto gli occhi di tutti. Esauriti i posti da precario nel pubblico impiego, è sempre più frequente vedere i nostri ragazzi accontentarsi di fare il “bocia” alle dipendenze di imprese edilizie il cui titolare è ormai un extracomunitario. Nulla da dire contro questo genere di extracomunitario: anzi, tanto rispetto per la sua intraprendenza. Tuttavia va anche detto francamente che la qualità del lavoro, in questo settore, lascia spesso a desiderare; mentre prima era garantita. Questa riflessione ci pare necessaria in questo momento storico favorevole al cambiamento e quindi alla ricerca di strumenti utili al rinnovamento dell’economia, della vita sociale e della cultura del lavoro.

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